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1929
Patti Lateranensi

Patti lateranensi Accordi stipulati l'11 febbraio 1929 per regolamentare le relazioni tra lo Stato italiano
e la Santa Sede e porre così fine alla “questione romana”, che si era aperta nel 1870 con l'annessione
dello
Stato Pontificio al nuovo Regno d'Italia. Nel 1871, con la legge delle guarentigie, il governo italiano
aveva riconosciuto a papa Pio IX e ai suoi successori il possesso dei palazzi del Vaticano e del Laterano
e il
diritto a una rendita annua di 3.250.000 lire come indennizzo per le perdite territoriali subite; il
pontefice aveva però respinto ogni ipotesi di accordo, ritirandosi (imitato dai suoi successori) nella
piccola enclave di
Città del Vaticano, all'interno di Roma.
I negoziati per la composizione dell'annosa questione si aprirono nel 1926 e si conclusero nel 1929
con la solenne firma apposta ai Patti lateranensi dal re d'Italia Vittorio Emanuele III, dal capo del
governo Benito
Mussolini e (per il papa Pio XI) dal cardinale Pietro Gasparri, segretario di stato pontificio. Gli
accordi, che abrogarono la legge delle guarentigie, comprendevano un trattato politico e un concordato.
Con il primo
veniva ufficialmente creato lo stato indipendente della Città del Vaticano, sotto la piena sovranità
della Santa Sede; il papa si impegnava a mantenersi neutrale nelle questioni internazionali e ad astenersi
dalla
mediazione nel caso di conflitti se non specificamente richiesto da tutte le parti in causa.
Il concordato riconosceva il cattolicesimo religione di stato in Italia, definiva una nuova disciplina
del matrimonio e dell'insegnamento della religione, mentre un'intesa di natura finanziaria accordava
alla Santa Sede un
compenso monetario di 750 milioni di lire in contanti e un miliardo in consolidato come risarcimento
della perdita del potere temporale avvenuta nel 1870.
Nel secondo dopoguerra, alla nascita della Repubblica italiana, i Patti lateranensi furono inclusi nella
Cosituzione (art. 7), nonostante le discussioni accese e grazie a un voto favorevole del Partito comunista,
voto
che divise lo schieramento laico. Nel 1984 la Santa Sede, nella persona del segretario di stato, il
cardinale Agostino Casaroli, e il governo italiano, nella persona del presidente del Consiglio Bettino
Craxi,
procedettero alla revisione del trattato, con l'innovazione di non considerare più il cattolicesimo
religione ufficiale dello stato italiano.
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