Ministero del turismo?in Vaticano
«Premetto: privilegi, non ne abbiamo, ma contribuiamo con un grande lavoro per rilanciare
il turismo in Italia. Si parla molto del turismo come risorsa economica, garanzia per la
tutela dell’ambiente e della qualità della vita, eccetera. Ma quali sono i dati concreti? L’Italia
era la prima meta al mondo e ora è scesa al quinto posto, con il rischio di scendere ancora
nella classifica mondiale. Non esiste una vera politica nel settore, come non esiste un
ministero del turismo. L’offerta italiana rimane imperniata sul mare e la montagna, che
sono poco concorrenziali sul mercato. Nel Mediterraneo, penso alla Croazia e all’Egitto, ed
anche per i paesi alpini, esistono alternative con un buon rapporto fra qualità e prezzo. La
vera ricchezza inestimabile, inimitabile e largamente sottovalutata, è la piccola Italia dei
mille meravigliosi borghi, spesso lasciati andare in rovina. Il recupero dei cammini dei
pellegrini è uno strumento per salvarli e per creare opportunità, lavoro, conoscenza. Il
pellegrinaggio è un turismo lento, gentile, rispettoso dell’ambiente e della tradizione dei
territori. Pensoso, come dice il sonetto di Dante: “Deh, peregrini che pensosi andate…” E in
più è un movimento in enorme crescita. Il nostro progetto di recupero delle antiche vie
Francigene può attirare milioni di persone e perfino superare in pochi anni il cammino di
Santiago. Tutto questo le pare un vantaggio da poco per l’Italia? Di più, per l’Europa? A me
non interessa alimentare la polemica sull’inserimento delle radici cristiane nella costituzione
europea; voglio ribadire che il pellegrinaggio è stato per secoli l’unico modo degli europei di
conoscersi, incontrarsi, parlarsi nei brevi intervalli fra una guerra e l’altra».
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