Il papa scomunica la mafia
E la mafia?
Il secondo episodio, ancora più cupo, risale alla metà degli anni Novanta, durante il
processo per mafia a Marcello Dell'Utri. In video conferenza dagli Stati Uniti il pentito
Inchiesta de “La Repubblica” sui costi della Chiesa cattolica
Francesco Marino Mannoia rivela che "Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò
Riina nella banca del Vaticano". "Lo Ior garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione".
Fin qui Mannoia fornisce informazioni di prima mano. Da capo delle raffinerie di eroina di
tutta la Sicilia occidentale, principale fonte di profitto delle cosche. Non può non sapere
dove finiscono i capitali mafiosi. Quindi va oltre, con un'ipotesi. "Quando il Papa (Giovanni
Paolo II, ndr) venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché
portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe
davanti a due chiese di Roma". Mannoia non è uno qualsiasi.
Procura di Palermo
E' secondo Giovanni Falcone "il più attendibile dei collaboratori di giustizia", per alcuni
versi
più prezioso dello stesso Buscetta. Ogni sua affermazione ha trovato riscontri oggettivi.
Soltanto su una non si è proceduto ad accertare i fatti, quella sullo Ior. I magistrati del caso
Dell'Utri non indagano sulla pista Ior perché non riguarda Dell'Utri e il gruppo Berlusconi,
ma passano le carte ai colleghi del processo Andreotti. Scarpinato e gli altri sono a
conoscenza del precedente di Borrelli e non firmano la richiesta di rogatoria. Al palazzo di
giustizia di Palermo qualcuno in alto osserva: "Non ci siamo fatti abbastanza nemici per
metterci contro anche il Vaticano?".
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