bullet1 Storia

Grande Ararat, Turchia

La cima più elevata dell'Ararat (chiamato localmente Agri), il massiccio montuoso situato in Turchia nei pressi del confine con l'Iran e l'Armenia, raggiunge i 5137 m di altezza ed è coperta di nevi perenni. Per gli armeni è un monte sacro: secondo la tradizione biblica, infatti, sarebbe il luogo in cui si arenò l'arca di Noè dopo il diluvio universale.

Conflitto per il Nagorno-Karabah

L'enclave del Nagorno-Karabah, regione a maggioranza armena inclusa nel territorio azero, è stata per tutto il XX secolo causa di gravi tensioni tra Azerbaigian e Armenia. La proclamazione dell'indipendenza nel 1991 ha causato l'esplosione di un violento conflitto, interrotto da una tregua nel 1994. Da allora la regione è sotto il controllo dell'Armenia, che occupa anche parti strategiche del territorio azero. Nella foto, un villaggio distrutto e abbandonato a causa della guerra.


Le più antiche memorie sulla regione ch'ebbe poi il nome di Armenia ci sono fornite dalla storia degli Assiri, che dominarono il paese fino a che esso non si rese indipendente per opera degli Urartei, che costituirono il Regno di Urartù dal IX° al VI° sec. a.C.
Invece, nel V° sec. a.C., si formò il primo Regno Armeno sotto la dinastia degli Orontidi. Ben pesto l' Armenia cadde sotto l' influenza persiana, poi sotto quella greca (macedone), da cui si liberò, verso il 200 a.C., per costituire un grande regno con la dinastia degli Artassidi. Il primo re che unificò tutta l' Armenia fu Artaserse I° nel II° sec. a.C.. Ma il Regno Armeno dovette poi rientrare nell' orbita dell' Impero Romano (66 a.C.), cui anzi fu ceduta l' Armenia Minore. Col declinare dell' Impero Romano, il Regno d' Armenia fu diviso mfra Persia e Bisanzio (387), annesso alla Persia (428), da cui passò agli Arabi (sec. VII°).
Un nuovo Regno indipendente fu costituito nell' 885 dalla famiglia dei Bagratidi ed un altro, nello stesso tempo, a Vostan (presso Van) dagli Arzruni; entrambi, dopo vicende travagliatissime, caddero in mano ai Turchi nell' XI°sec. Difatti, l' Armenia perse l'indipendenza sotto la spinta di Bisanzio nel 1045 e successivamente venne conquistata da tribù turche nel 1071.
Ma in pari tempo un principe armeno, Ruben, stabilitosi con un numero di connazionali in Cilicia, fondò a Sis l' ultimo Regno Armeno, che collaborò con i Crociati e da questi ebbe anzi la sua seconda dinastia regnante: i Lusignan francesi di Cipro.
Il Regno Armeno in Cilicia cessò di esistere nel 1375 in seguito all' assalto dei Mamelucchi egiziani. Con esso, l' Armenia perse la propria indipendenza e per circa sei secoli fu sottoposta a dominazioni straniere.
Particolarmente pesante fu la dominazione turca, che iniziò nell' XI° sec. con l' arrivo della tribù turca dei Selgiuchidi. In seguito, giunsero in Armenia altre tribù turche, una delle quali, la Ottomana, divenne predominante e dopo aver conquistato l' Impero Romano d'Oriente si impadronì anche della metà occidentale dell' Armenia nel XVI° secolo. Fu così che gran parte dell' Armenia entrò a far parte dell' Impero Ottomano. Quest' ultimo, essendo uno Stato con religione ufficiale islamica, gli Armeni, in quanto cristiani, erano tollerati, sottostando però ad un regime di discriminazione su base religiosa; per questo motivo furono sempre dei cittadini di serie "B", con molti doveri e pochissimi diritti. Con l'andar del tempo, il regime discriminatorio nei confronti degli Armeni si accentuò ed ad esso si aggiunsero continue vessazioni e persecuzioni, con periodici massacri e conversioni forzate all'Islam.
La stessa sorte riservata agli Armeni toccò anche agli altri sudditi cristiani dell' Impero Ottomano: Greci, Assiro-Caldei, Bulgari, Serbi, Macedoni e Rumeni, Questi popoli però, nel XIX° secolo poterono affrancarsi dalla dominazione turca; ciò non fu possibile per gli Armeni, situati in un territorio distante dall' Europa. Con l' aumentare delle persecuzioni la dominazione turca divenne sempre più insopportabile per gli Armeni che, a varie riprese, chiesero delle riforme per ottenere pari diritti come la popolazione musulmana. Le riforme furono concesse "sulla carta", mentre le persecuzioni continuarono e peggiorarono. Il governo turco permise soltanto nel 1860 che gli Armeni si dotassero di una regolamentazione interna della propria vita comunitaria, che fu un po' pomposamente chiamata "Costituzione Nazionale".
Proseguendo le persecuzioni , le potenze europee iniziarono ad interessarsi al caso degli Armeni, esercitando delle pressioni nei confronti della Turchia, il cui sultano Abdul-Hamid II° rispose aumentando l'oppressione per cui si formarono dei comitati rivoluzionari armeni allo scopo di combattere contro le persecuzioni turche ed ottenere uno statuto d' autonomia per l'Armenia. Alle richieste armene fece seguito un ulteriore irrigidimento del sultano che negli anni 1895-97 organizzò dei massacri di massa nel corso dei quali furono uccisi circa 300.000 armeni.
La parte orientale dell' Armenia, che non era entrata a far parte dell' Impero Turco, venne annessa alla Persia, che la dominò fino al 1828, anno in cui questa porzione di Armenia fu conquistata dalla Russia. L' annessione all' Impero Russo dell'Armenia Orientale creò i presupposti per lo sviluppo sociale e culturale di questa regione poiché gli Armeni, non più sottoposti ad un regime di discriminazione, poterono progredire nella pace e prosperità loro assicurata dall' Impero Russo.

IL GENOCIDIO

Parallelamente al declino dell'Impero Ottomano, sul finire del 19° secolo iniziò a svilupparsi presso i turchi un acceso movimento nazionalista, cosiddetto dei "Giovani turchi" che diede origine al partito "Unione e Progresso" che si impadronì del potere nel 1908 e lo mantenne per dieci anni.
Dopo un iniziale periodo di libertà e democrazia, i "Giovani turchi" ripresero la stessa politica anti-armena dei precedenti governi. In un pogrom organizzato ad Adana furono massacrati 30.000 armeni.
Scopo principale del movimento nazionalista turco era la creazione di un grande impero panturco che inglobasse tutte le popolazioni turche, dal Mar Egeo ai confini della Cina. Gli armeni, situati a mo' di cuneo fra i turchi dell'Anatolia e quelli del Caucaso, costituivano un' isola non-turca in mezzo al grande mare delle popolazioni turche. Erano perciò un ostacolo sulla via della realizzazione di questo progetto e fu quindi stabilito di sterminarli onde poter creare la Grande Turchia.
In un congresso segreto dei "Giovani Turchi", tenutosi a Salonicco nel 1911, fu deciso di sopprimere totalmente gli armeni residenti in Turchia. L'occasione per realizzare questo piano di sterminio si presentò con lo scoppio del primo conflitto mondiale allorquando le potenze europee, impegnate nella guerra, non potevano interferire nelle faccende interne della Turchia.
Inizialmente furono chiamati alle armi tutti gli armeni validi che, dopo esser stati separati dai loro reparti, vennero uccisi. Furono quindi arrestati ed in seguito uccisi tutti gli intellettuali, i sacerdoti, i dirigenti politici . Nelle città e nei villaggi abitati da armeni rimasero quindi solo donne, vecchi e bambini. Per loro venne decretata la deportazione. Adducendo come pretesto la prossimità della zona di guerra, vennero costretti ad abbandonare le loro abitazioni per trasferirsi, così fu detto, in zone più sicure. Per strada le carovane dei deportati venivano sistematicamente assalite da bande di malfattori, fatti uscire appositamente dal carcere per costituire la cosiddetta "Organizzazione Speciale" il cui compito era lo sterminio degli armeni.
I mezzi usati per compiere questo sterminio furono di un'inaudita ferocia e di un sadico accanimento contro le vittime. Chi riusciva a sfuggire al massacro periva per la fame, la sete, le malattie e gli stenti del lungo viaggio compiuto a piedi per centinaia di chilometri. Perirono così circa 1.500.000 di persone: la gran parte degli armeni di Turchia. Furono risparmiati solo quelli residenti a Istanbul, e inizialmente anche a Smirne, perché troppo vicini a sedi diplomatiche straniere.
In alcune zone gli armeni si rifiutarono di sottostare all'ordine di deportazione ed opposero resistenza ai reparti turchi, ma furono sopraffatti ed anch'essi sterminati. Si salvarono solo gli abitanti di alcune province in prossimità del confine russo, che si misero al riparo fuggendo oltre frontiera o furono salvate dall'avanzata dell'esercito russo. Così pure gli abitanti dei villaggi del Mussa Dagh, in prossimità del mar Mediterraneo, che furono tratti in salvo da alcune navi francesi.
Lungo il cammino, le carovane di deportati venivano assalite e depredate. Gli uomini uccisi, le donne seviziate e poi pure esse uccise o rapite. Molte di esse per non subire questa fine preferirono suicidarsi; altre, per non lasciar soli i propri bimbi, li uccisero col veleno, prima di togliersi la vita.
Dopo aver percorso centinaia di chilometri sotto il sole, i sopravvissuti agli stenti ed alle uccisioni del lungo viaggio, provati nel fisico e nella mente, furono concentrati ad Aleppo e da lì trasferiti nel deserto siriano a Deir el Zor, l'Auschwitz armena, ove furono trucidate 300.000 persone.
Particolarmente tragica fu la sorte dei bambini. Quasi tutti videro rapire, seviziare ed uccidere i propri familiari. Rimasti orfani, furono accuditi da parenti o compaesani , ma alla morte di questi ultimi rimasero completamente abbandonati a se stessi. Molti morirono di fame o per gli stenti e le malattie del lungo viaggio. Altri furono uccisi,con sadica barbarie, per "non perpetuare la razza armena". A Trebisonda centinaia di essi furono posti su alcune barche; poi, portate al largo, le imbarcazioni furono capovolte per farli affogare. A Deir el Zor furono caricati su quaranta carri a cui fu dato fuoco ed i bambini furono arsi vivi.
Le direttive del governo turco erano chiare: quelli più piccoli,che ancora non avevano una precisa cognizione della propria origine etnica, furono raccolti in appositi orfanotrofi ed allevati come turchi. Ma per i più grandi non ci fu scampo. I più fortunati furono presi come servitori da famiglie kurde che poi li costrinsero a convertirsi all'Islam. Alcuni di quelli che riuscirono a giungere fino in Siria poterono rifugiarsi presso famiglie arabe e così si salvarono.
Il piano di sterminio degli armeni ebbe inizio il 24 aprile 1915 con l'arresto degli intellettuali armeni di Costantinopoli che furono poi deportati e trucidati.
Le perdite per la cultura armena non furono limitate soltanto alla letteratura, ma anche l'arte armena subì un irreparabile danno. Molte chiese armene, autentici gioielli dell'architettura medievale, durante il genocidio, e negli anni successivi, furono intenzionalmente distrutte o lasciate alla mercé dei vandali e dei ladri oppure trasformate in stalle, magazzini, fattorie. Nel migliore dei casi divennero delle caserme o delle moschee.
Al termine della prima guerra mondiale, in seguito alla sconfitta della Turchia, cadde il regime dei "Giovani Turchi" ed il nuovo governo istituì -contro voglia e per ingraziarsi le potenze europee vincitrici- una corte marziale per giudicare i responsabili dello sterminio degli armeni. Fu giustiziato un prefetto, ma molti fra i colpevoli, con il compiacente sostegno non solo delle autorità turche, ma anche delle potenze vincitrici, poterono fuggire o comunque vivere indisturbati. Poco dopo, e senza aver terminato i propri lavori, anche la corte marziale fu sciolta. Solo alcuni fra i principali organizzatori del genocidio armeno furono poi uccisi da parte di giustizieri armeni. Non ci fu quindi una Norimberga per il genocidio armeno che rimase così impunito.
Lo stato turco smise di perseguire i responsabili , incamerò tutti i beni mobili ed immobili appartenenti agli armeni e diede inizio alla mistificazione della storia, prima non parlando mai dello sterminio degli armeni e, negli ultimi decenni, negando apertamente l'avvenuto genocidio.
Al termine della prima guerra mondiale il genocidio armeno era già compiuto. Dei più di due milioni di armeni abitanti nell'Impero Turco nel 1914, circa un milione e mezzo era stato ucciso. In Turchia rimasero solo gli armeni di Costantinopoli e di Smirne, non sottoposti a deportazione. Mentre in Anatolia e nell'Armenia turca si aggiravano ancora alcune decine di migliaia di armeni, sopravvissuti per vari motivi , spesso celando la propria identità.
Con il disfacimento dell'Impero Ottomano e la salita al potere di Kemal Ataturk, una nuova tragedia si abbatté sugli armeni. Ci furono nuovi massacri in Anatolia e ,nel 1922, la conquista di Smirne da parte delle truppe kemaliste si tradusse in un nuovo bagno di sangue per i greci e gli armeni residenti in quella città.
Ancora oggi dal deserto della Siria affiorano moltissimi scheletri umani, sepolti sotto la sabbia o nascosti in una grotta. Si tratta delle ossa degli armeni, morti per gli stenti sotto il sole del deserto o bruciati vivi in una caverna. I loro resti sono stati raccolti a Deir el Zor in una cappella dedicata ai martiri.
In Armenia ed in varie località della Dispora sono stati eretti dei monumenti in memoria delle innocenti vittime del genocidio. Attorno ad essi gli armeni si raccolgono in preghiera il 24 aprile di ogni anno, per ricordare anche agli altri, e non dimenticare. Fu in quel giorno infatti che , nel 1915, furono arrestati gli intellettuali armeni di Costantinopoli e condotti alla morte. Ed è in loro ricordo che il 24 aprile è divenuto la data-simbolo del genocidio armeno.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Verso la fine della Prima Guerra Mondiale la Turchia, approfittando della Rivoluzione Russa, attaccò i territori armeni facenti parte della Russia, ma gli armeni riuscirono a resistere e nel 1918 proclamarono una repubblica indipendente sul territorio dell'Armenia orientale, già facente parte dell'Impero Russo. Poco dopo, però, la Russia sovietica si accordò con la Turchia ed entrambe assalirono l'Armenia che, sconfitta, dovette cedere una parte dei propri territori alla Turchia, mentre la restante parte, nel 1920, divenne una repubblica sovietica che poi entrò a far parte dell'URSS. Al termine della Prima Guerra Mondiale le potenze vincitrici , con il Trattato di Sèvres del 1920,avevano assegnato all'Armenia un ampio territorio comprendente gran parte delle province armene della Turchia, ma tre anni dopo, con il Trattato di Losanna, per ingraziarsi la Turchia, si rimangiarono quanto avevano concesso all'Armenia che si ridusse ad un lembo di territorio pari ad un quinto del territorio concesso dal trattato di Sèvres.
Poche centinaia di migliaia di armeni, già residenti in Turchia, riuscirono a sopravvivere al genocidio e, per mettersi in salvo, emigrarono in vari paesi, dando origine alla Diaspora. Così si formarono delle comunità armene in Medio Oriente, nei Balcani, in Europa Occidentale, nelle Americhe ed in Australia. Mentre gli armeni rimasti in patria seguirono le sorti dell'Unione Sovietica. In Turchia rimasero solo gli armeni di Istanbul, mentre nelle province interne i pochi sopravvissuti o dovettero emigrare oppure celare la propria identità etnica.
Durante il periodo sovietico l'Armenia fece dei grandi progressi nel campo dell'istruzione, dell'economia e della cultura. Fu debellato l'analfabetismo, furono costruite numerose fabbriche, specialmente chimiche; fu costruita una centrale atomica e si diede un grande impulso alla produzione di energia elettrica che venne anche esportata. Fu fondata un'università ed in seguito l'Accademia delle Scienze che diedero un grande impulso alla ricerca scientifica, particolarmente nell'ambito dell'astronomia, della fisica e della matematica.
Nello stesso periodo l'Armenia subì il regime di Stalin: furono chiuse quasi tutte le chiese, i sacerdoti deportati od uccisi ed il Patriarca stesso fu fatto assassinare. Accanto a ciò numerosi intellettuali furono deportati in Siberia ove molti di essi morirono.
Una regione posta ai confini orientali dell'Armenia Sovietica, denominata Karabagh, fu staccata dall'Armenia e, per volere di Stalin, unita all'Azerbaigian, nonostante che più del 90% degli abitanti di questa regione fossero armeni. L'Azerbaigian praticò una politica di pulizia etnica nel Karabagh ed a nulla valsero le proteste degli armeni. Fino a che, nel 1988, questi diedero inizio ad imponenti manifestazioni di piazza, sia in Armenia che nel Karabagh, chiedendo l'unione di questa regione all'Armenia. Ma il governo sovietico respinse le richieste armene, mentre in Azerbaigian furono organizzati dei massacri di armeni. Il Karabagh fu assediato dalle truppe sovietiche che non riuscirono a piegarlo. In seguito, con il crollo dell'Unione Sovietica, l'Azerbaigian assalì a più riprese questa regione, senza riuscire a conquistarla per cui nel 1991 allorquando l'Azerbaigian divenne indipendente, il Karabagh si staccò da quest'ultimo e proclamò la propria indipendenza che ha mantenuto sinora, sebbene non sia riconosciuta internazionalmente.
Nello stesso anno anche l'Armenia divenne indipendente ed iniziò una guerra fra il Karabagh e l'Azerbaigian che si concluse con la vittoria del primo. Dal 1994 sul fronte vige un fragile armistizio.
L'Armenia in seguito al crollo dell'Unione Sovietica subì una grave crisi economica, avendo perso la gran parte dei propri mercati per cui il paese rapidamente si é impoverito. Molti sono stati costretti ad emigrare all'estero (particolarmente in Russia) per trovare lavoro; altri, rimasti in patria, si sono ridotti alla miseria. A questa grave situazione vanno aggiunte le conseguenze del terremoto del 1988 che ha distrutto una vasta area nell'Armenia settentrionale. Inoltre la Turchia e l'Azerbaigian hanno bloccato i confini con l'Armenia per cui non è possibile il transito delle merci fra l'Armenia e questi due paesi. Per questo motivo l'economia dell'Armenia è in una grave crisi: non si possono importare materie prime per le fabbriche e non si possono esportare i prodotti di queste; perciò molte fabbriche sono chiuse.
Ora, grazie anche agli aiuti internazionali, pian piano l'Armenia si sta riprendendo, ma resta ancora molto da fare per alleviare le condizioni della popolazione.
In Armenia vivono attualmente circa tre milioni di persone, quasi tutti armeni. Vi sono inoltre circa 30-40.000 curdi, alcune migliaia di assiri e russi e poche centinaia di ebrei e greci. Mentre nella diaspora vivono circa quattro milioni di armeni.
La capitale dell'Armenia è Yerevan, che conta più di un milione di abitanti. Altre città importanti sono Ghiumrì e Vanadzor, nel nord.
L'attuale Repubblica Armena ha un'estensione di circa 30.000 chilometri quadrati ed occupa un territorio pari a circa un decimo di quello dell'Armenia storica che in gran parte è stata inglobata nella Turchia, mentre porzioni minori di territorio storicamente armeno fanno parte dell'Iran, dell'Azerbaigian e della Georgia. Gli attuali confini della Repubblica Armena sono: a nord la Georgia, a est l'Azerbaigian, a sud l'Iran e ad ovest la Turchia. Di questi quattro paesi confinanti solo due intrattengono buoni rapporti con l'Armenia: la Georgia e l'Iran.
La Repubblica Armena è una repubblica presidenziale con un parlamento unicamerale eletto in gran parte con il sistema maggioritario ed in minor parte con il proporzionale.
La lingua ufficiale è l'armeno, ma è molto diffuso anche il russo. La popolazione armena è di religione cristiana ed in gran parte appartiene alla Chiesa Apostolica Armena. Vi sono minoranze di armeni cattolici e protestanti. Le altre etnie presenti, seguono la loro religione.
La diaspora armena, costituitasi principalmente in seguito al genocidio, è diffusa più o meno in tutto il mondo. Le comunità armene più organizzate si trovano nel Medio Oriente: Iran, Siria, Libano, in tutto circa 3-400.000 persone. In minor numero vi sono armeni anche in Egitto, Israele, Giordania, Irak e paesi del Golfo.In Turchia risiedono circa 80.000 armeni, concentrati principalmente ad Istanbul; nelle province dell'interno risiede un numero imprecisato di persone, superiore al milione, che essendo discendenti di armeni convertiti all'Islam hanno perso, completamente o parzialmente, la cognizione dell'etnia di appartenenza. In Europa la più grossa comunità, circa 350-450.000 persone, si trova in Francia; mentre gli armeni residenti in Grecia, Bulgaria, Germania ed Inghilterra ammontano a circa dieci- ventimila persone in ciascuno di questi paesi. Comunità minori si trovano in Italia, Austria, Svizzera, Romania, Polonia, Olanda, Belgio e Svezia. La più grossa comunità armena delle Americhe si trova negli Stati Uniti ove risiedono circa un milione di armeni, mentre dai trenta ai cinquantamila sono gli armeni del Canada.
Nell'America Latina vi sono armeni in Argentina, circa 70-80.000; in Brasile, circa 30.000; in Uruguay, 10-20.000, ed in minor numero in Venezuela ed in Cile. Di costituzione recente è la comunità armena dell'Australia, formata da alcune decine di migliaia di persone.
Nei paesi dell'ex URSS gli armeni sono molto numerosi: circa un milione e mezzo in Russia , dai tre ai quattrocentomila in Georgia ed alcune decine di migliaia in Ucraina, Kazakistan e repubbliche dell'Asia centrale; mentre alcune migliaia di armeni risiedono nelle repubbliche baltiche.
Piccole gruppi di armeni si trovano in vari altri paesi: Sud Africa, Etiopia, Sudan, India, Nuova Zelanda ecc.
Non esistono statistiche ufficiali circa gli armeni della diaspora perciò le cifre fornite a tale riguardo sono molto approssimative. Inoltre, in seguito alla grave crisi economica in cui versa l'Armenia, alcune centinaia di migliaia di persone sono emigrate per stabilirsi, più o meno temporaneamente, nei paesi dell'ex URSS od in Occidente. In conseguenza di questa ondata migratoria i dati statistici riguardanti il numero degli armeni nei vari paesi sono stati ulteriormente sconvolti rendendo ancora più difficile un calcolo attendibile.
Sparpagliandosi nei vari continenti gli armeni, per sopravvivere, si sono dedicati a varie attività lavorative: artigianato, commercio, libere professioni, arte e scienza. Alcuni di loro sono emersi raggiungendo notorietà internazionale. I registi cinematografici Ruben Mamoulian, Henri Verneuil (Ashod Malakian) e Adom Egoyan, il cantante Charles Aznavour(ian), gli scrittori William Saroyan e Micael Arlen(Dikran Kuyumgian),i pittori Arshil Gorky (Vostanig Atoyan) e Carzou (Karnig Zouloumian), il cardinale Gregorio Agagianian, il magnate del petrolio e filantropo Calouste Gulbenkian, l'ex presidente dell'URSS Anastas Mikoyan e suo fratello Ardem, creatore degli aerei da combattimento "Mig", il compositore Aram Khaciaturian, l'ex governatore della California George Deukmedjian, per citarne alcuni fra i più noti.