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La questione delle origini del popolo armeno si presenta di una notevole complessità.
Chiamati "armenoi" dagli storici greci e "arminiya" dagli antichi persiani, gli armeni designano se stessi come "hay" e l'Armenia "Hayastan". Questa doppia denominazione è un segno che indica l' origine composta della etnia armena, costituita da un incrocio di elementi indoeuropei (gli armeni ) e di elementi "asianici" o "anatolici", cioè di abitanti dell' Anatolia Orientale, non classificabili né come indoeuropei, né come semitici.
La formazione definitiva degli armeni è legata, con ogni probabilità, all' ultima grande ondata di popoli indoeuropei che si riversarono sull' altopiano dell' Anatolia Orientale nel periodo che il regno di Urartù crollò sotto i colpi delle invasioni dei Cimmeri, Sciti , Medi,ed Assiri nel VII° sec. a.C. . Forse l' avanzata verso est degli "armenoi", che secondo Erodoto ed Eudossio sono parenti dei Frigi, fu una conseguenza del crollo del regno frigio (676-675 a.C.).
L' elemento autoctono fra i due componenti l'etnia armena, e cioè l' urarteo, è certamente affine alle popolazioni "hurrite" ritenute i più antichi abitanti, in epoca storica, delle regioni circondanti il lago di Van. Di questa popolazione si sa soltanto che non è né indoeuropea, né semitica,ma ha subito (nel corso del II° millennio) infiltrazioni di elementi indoeuropei, che hanno lasciano una traccia nella lingua e nella mitologia..
Secondo studi recenti, basati anche su ricerche linguistiche, la componente indoeuropea oltre che quella asianica degli Armeni e della loro lingua, avrebbe le proprie radici in Armenia, già da allora crocevia di varie popolazioni che a loro volta avrebbero lasciato le loro tracce, riconoscibili dalle stratificazioni successive.

LINGUA, LETTERATURA, ARTE E TRADIZIONI

L'armeno è una lingua indoeuropea che costituisce un ramo a sè stante nell'ambito di questo gruppo di lingue, nessuna delle quali assomiglia all'armeno.
L'alfabeto armeno consta di 38 lettere ed è stato inventato all'inizio del V° secolo d.C. da un monaco di nome Mesrob allo scopo di poter tradurre in armeno i sacri testi cristiani. Il primo libro scritto in armeno fu la traduzione della Bibbia che avvenne pochi anni dopo l'invenzione dell'alfabeto. La versione della Bibbia fu fatta così bene che gli studiosi la definirono "Regina delle traduzioni".
Contemporaneamente alle versioni dei libri sacri vennero scritti vari libri da autori armeni riguardanti la storia, la filosofia e la religione cosicché il V° secolo fu molto ricco di opere letterarie di vari scrittori, gli storici Eliseo, Mosè di Corene, Goriun, Pavsdos, Lazzaro di Parbi; i filosofi e teologi Eznik e David l'Invitto, tanto che questo fu definito "Il secolo d'oro della letteratura armena".
Gli scrittori dei secoli successivi furono autori di testi riguardanti sia i temi trattati nel periodo precedente come pure , la matematica (Anania di Shirag), la medicina (Mekhitar di Her, Amirdovlat di Amasia), il diritto (Mekhitar Gosh) e la botanica. Fu molto ricca la poesia, di natura principalmente religiosa, ma in seguito anche profana. E' del X secolo Gregorio di Narek, il maggiore poeta armeno ed uno dei più grandi mistici della Cristianità. Dell' XI secolo è S.Nerses Shnorhalì, poeta, teologo e musicista. Nel Medio Evo vi fu una fioritura di poeti: Khaciadur di Gheciaris, Arakel di Siunik, Arakel di Baghesh; numerosi anche i trovatori: Costantin e Hovhannes di Erzinga, Frig, Hovhannhes di Tlguran, Grigoris di Ag(h)tamar ,Mgrdic(e) Naghash, Nahabed Kuciag. La stagione aurea dei trovatori si concluse con Sayat Novà, nel XVIII secolo. Accanto alla poesia continuò a svilupparsi la storiografia, e la teologia ; in quest'ultimo campo si distinsero Yessayì di Nic(e), Hovannes di Vorodn, Grigor di Datev.
Alcuni degli autori del periodo classico sono stati tradotti anche in italiano.
Poi , pian piano sopraggiunse il declino, causato principalmente dal pesante regime instaurato nell'Impero Ottomano e dalle continue guerre fra quest'ultimo e la Persia.
Con il XIX secolo si assisté alla rinascita della letteratura armena, con opere di poesia e narrativa. Fra i più grandi scrittori di questo periodo e dei primi decenni del XX secolo sono da ricordare Alishian, Bedros Turian, Mgrdic(e) Beshigtashlian, Siamanto, Daniel Varujan, Missak Medzarentz,Ruben Sevag,Vahan Tekeian,Hovhannes Tumanian, Avedik Issahaghian,Vahan Derian, fra i poeti, ed inoltre il romanziere Raffì, il principe della prosa Ruben Zartarian, il cantore delle sofferenze armene Avedis Aharonian, i novellieri Arpiar Arpiarian e Krikor Zohrab, gli umoristi Hagop Baronian e Yervant Odian, i drammaturghi Gabriel Sundukian e Levon Shant, il romanziere Costan Zarian, il critico e romanziere Hagop Oshagan. Fino a giungere ai giorni nostri con uno stuolo di scrittori, sia in Armenia che nella diaspora, tradotti anche in varie lingue. Fra i maggiori scrittori della diaspora i poeti Zahrad, Zareh Khrakhuni,Vahè Oshagan, Harut Gosdantian, Nigoghos Sarafian, Mushegh Ishkhan, la poetessa Vehanush Tekian, il drammaturgo Arman Vartanian, i romanzieri Aram Haigaz, Shahan Shahnur, Vasken Shushanian, Antranig Zarughian, Vahram Mavian, Hagop Garabentz, l'umorista Nshan Beshigtashlian, i narratori della vita di provincia Hagop Mentzurì, Hamasdegh e Mgrdic(e) Margossian. In Armenia, fra i maggiori scrittori contemporanei vanno ricordati i poeti Yeghishè Ciarentz, Hovhannes Shiraz, Ghevorg Emin e Baruir Sevag, il novelliere Axel Baguntz, la poetessa Silva Gabudighian, ed i romanzieri Hracià Kociar, Gurghen Mahari, Mgrdic(e) Armen, Serò Khanzadian, Khacig Dashdentz, Muscegh Galshoian, Hrand Mateossian.
Ampia diffusione ha avuto in passato la poesia popolare; in particolar modo quella della regione di Akn (attualmente in Turchia), strettamente correlata ai canti dei trovatori.
Nel campo dell'epica vanno annoverate alcune opere strettamente connesse alla mitologia ed a episodi salienti della storia armena pre-cristiana. Di un periodo successivo , e precisamente del Medio Evo, è il più noto poema epico armeno, il "David di Sassun".
La lingua armena usata nel Medio Evo viene anche definita "grabar" o lingua dei libri; ora non è più parlata e viene usata solo nelle funzioni religiose, mentre è stata scritta fino al XIX secolo .
Dal XIX secolo si è diffuso l'uso anche nei libri della lingua del popolo che ora è la corrente lingua letteraria. Essa si divide in due parlate: orientale, in uso nell'Armenia ex sovietica ed in Iran; ed occidentale che era in uso nell'Armenia turca ed ora è parlata nella diaspora.
Nel campo delle arti l'Armenia è nota particolarmente per la sua architettura il cui periodo d'oro va dal VI-VII secolo al XII-XIII, con la costruzione di numerose chiese che, secondo gli studiosi sono state le precorritrici dell'arte romanica in Occidente. La maggior parte delle chiese armene è stata costruita con dei blocchi di tufo, rosa, arancione o nero, poiché in Armenia vi sono vasti giacimenti di questa pietra che, inoltre, conferisce caratteristiche antisismiche agli edifici costruiti con essa. Molte di queste chiese sono state costruite in luoghi difficilmente accessibili od appartati, per sfuggire alle distruzioni causate dai vari invasori. Inoltre numerose chiese facevano parte di complessi conventuali, con annessi seminari e biblioteche. In essi i monaci, oltre alla preghiera, si dedicavano alla copiatura degli antichi manoscritti che illustravano con bellissime miniature. Fra i gioielli dell'architettura armena vanno ricordati la chiesa di S.Croce di Ag(h)tamar (attualmente in Turchia), la cattedrale di Anì (attualmente in Turchia , a ridosso del confine armeno), i complessi monastici di Gandzasar, Hag(h)bat e Sanahin, in Armenia.
L'arte di miniare i codici fu molto diffusa in Armenia ed ancor oggi in manoscritti vecchi di secoli si possono ammirare bellissime illustrazioni che hanno mantenuto la vivacità dei colori senza aver subito alcun restauro. Ciò si deve alla speciale tecnica di pittura ed all'uso di particolari colori vegetali. Toros Roslin e Sarkis Pidzag sono i più noti fra i maestri miniaturisti del Medio Evo.
La produzione artistica armena è stata pregevole anche in altri campi come la ceramica, l'oreficeria, i merletti.
Nell'ambito della musica l'Armenia vanta un'antica tradizione, legata principalmente alla liturgia ecclesiastica. Accanto ad essa si è sviluppata una musica popolare e profana che è stata studiata e trascritta all'inizio del XX secolo dal monaco Komitas.
Le tradizioni armene sono in gran parte legate alla Chiesa ed alle varie feste religiose. In alcune di queste tradizioni vi sono delle reminiscenze di antichi riti pagani.
Molte di queste tradizioni stanno andando in disuso. Fra esse una era legata all'Epifania che gli Armeni celebrano assieme al S.Natale il 6 gennaio. Quel giorno veniva gettata una croce in un fiume ed i giovani dovevano tuffarsi per recuperarla; chi riusciva a prenderla diveniva una specie di "padrino" della festa.Ora invece la croce viene posta in un catino d'acqua dal quale viene tirata fuori da parte di un bambino.
Sono certamente delle reminiscenze di antichi usi pagani le usanze di gettarsi dell'acqua il giorno della festa della trasfigurazione di Cristo o di accendere un falò in occasione della ricorrenza della presentazione di Gesù al tempio.
Un'altra tradizione riguarda la festa dell'Assunzione, nel corso della quale viene benedetta l'uva che è vietato mangiare prima di quella data.
Molto ricche sono le tradizioni legate al rito del matrimonio. In quell'occasione vengono poste sulla testa degli sposi delle ghirlande che anticamente erano delle corone per cui gli sposi venivano anche chiamati "re" e "regina". Il compare d'anello aveva una funzione molto importante e durante tutta la cerimonia doveva brandire una spada; inoltre aveva il diritto-dovere di fare il padrino di battesimo per tutti i figli di quella coppia di sposi.
Presso gli armeni era molto sentito il culto dei defunti in onore dei quali ogni sabato sera veniva acceso dell'incenso.
Anche presso gli Armeni, come negli altri popoli d'Oriente, era diffuso il senso dell'ospitalità e della solidarietà fra parenti ed amici.