bullet2 Letteratura

Armena, letteratura

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INTRODUZIONE

Armena, letteratura Produzione letteraria, in diverse lingue, relativa alla regione storica dell'Armenia. Prima dell'introduzione del cristianesimo in Armenia, nel III secolo d.C., la letteratura della regione si limitava a una ricca tradizione orale, assimilabile all'universo letterario assiro o mediopersiano. Successivamente si affermarono la lingua, la letteratura e infine l'alfabeto greco, a esclusione dell'Armenia orientale che mantenne l'alfabeto siriaco. La lingua armena, appartenente alla famiglia indoeuropea, mancava infatti di una scrittura propria.

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DALLE ORIGINI ALLA DOMINAZIONE ARABA

All'inizio del V secolo, con la sistematizzazione dell'alfabeto armeno e la traduzione della Bibbia, tradizionalmente attribuite al monaco e studioso Mesrob, ebbe inizio il periodo aureo di questa letteratura, composta perlopiù di traduzioni di testi cristiani. Tra gli autori si distinsero il filosofo Eznik di Kolb (V secolo), autore di De sectis, importante opera sulle religioni zoroastriana e manichea; Mosè di Corene (tra il V e l’VIII secolo), autore di una celebre Storia dell'Armenia, che è preziosa fonte di conoscenza storica e geografica, oltreché dei costumi e dei miti di quel popolo; e il predicatore Eliseo Vardapet (VI secolo), autore della Storia di Vardan e della guerra armena.

Sotto il dominio arabo, dal VI al X secolo, si aprì una fase di considerevole declino letterario e per un rinnovato fermento culturale si dovettero attendere le opere dello storico Tommaso di Ardsruni e del poeta Gregorio di Narek (X secolo). Nel XII secolo il patriarca Narsete Claiense (1102-1173), poeta, teologo e storico, scrisse preghiere e inni ancora oggi in uso. Nel secolo successivo fecero la loro apparizione nuove forme letterarie (fiabe, saggi storici, trattati di medicina, di diritto, di agricoltura), ma per i quattro secoli successivi la letteratura armena classica restò confinata nei monasteri, confermando il suo carattere di letteratura essenzialmente storiografica e religiosa. Non mancarono tuttavia novellieri, il più noto dei quali è Mechitar Gosh, giurista vissuto nel XII secolo.

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LA LETTERATURA ARMENA MODERNA

Solo nel XVIII secolo si diffuse una ricca produzione in volgare o medioarmeno, dovuta a poeti e menestrelli come Sayat-Nova. In questo periodo congregazioni armene fondarono i loro centri in molte città europee e asiatiche. Particolare impulso alla conservazione della letteratura armena fu dato dalla fondazione, nel 1717, di un collegio e di un convento sull'isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia, a opera del prelato Mechitar di Sebaste (1676-1749). I monaci mechitaristi delle congregazioni di Venezia e di Vienna producono ancora oggi letteratura in armeno. Verso il 1850, soprattutto nelle aree russe e turche del paese, si affermò una moderna scuola di scrittori che cominciarono a scrivere esclusivamente nei dialetti dell'armeno moderno, il neoarmeno orientale, che interessa Armenia, Russia e Georgia, e quello occidentale, usato in alcune aree della Turchia. Il movimento produsse opere di ogni genere, soprattutto romanzi realistici e importanti raccolte di materiale folclorico, ma nessun autore raggiunse fama internazionale.

Nel 1922 l'Armenia fu incorporata nell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS), all’interno della quale divenne, nel 1936, Repubblica autonoma di Armenia. Tale evento politico attrasse in patria gli armeni precedentemente emigrati, come Avedis Issahakian e Alexander Shirvanzade. Accettarono di celebrare l'ideologia sovietica Derenik Demirjian, autore del romanzo storico Vardanank, i poeti Vagharchak Noretz e Nairi Zaran, le scrittrici Maro Margarian e Sylvia Kaputikian. L'autore attualmente più noto e tradotto è Armen Mkrtich. Fra gli scrittori armeni che, emigrati, scrissero nella lingua della madre patria si ricordano lo statunitense William Saroyan e il francese Arthur Adamov.

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