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GLI ARMENI IN ITALIA

I primi contatti fra armeni ed Italia sono avvenuti nel VI° secolo quando sono giunti in Italia dei soldati armeni inviati dall'imperatore di Bisanzio. Anche nei secoli successivi in Italia sono arrivati soldati e generali armeni, inquadrati nell'esercito bizantino. Le loro sedi furono principalmente Ravenna, la Sicilia, la Calabria e le Puglie.
Nei secoli seguenti sono giunti anche dei monaci che hanno istituito dei monasteri a Roma, Firenze e Genova.
I rapporti italo-armeni si intensificarono nel periodo delle Crociate e del Regno Armeno di Cilicia che ebbe intensi rapporti commerciali con l'Italia per cui molti mercanti armeni si stabilirono per periodi più o meno lunghi in Italia ove, nel XIII e XIV secolo ebbero le loro chiese in più di venti città italiane. In alcune di esse, come Roma, Bologna e Venezia vi era più di una chiesa armena.
Nei secoli successivi queste comunità armene pian piano vennero assimilate e nel XVIII secolo vi erano comunità armene solo a Roma, Trieste , Livorno e Venezia. Fra le varie città italiane sedi di comunità armene nei secoli scorsi, Venezia è stata la più intimamente legata agli armeni.
I primi contatti fra armeni e Venezia risalgono ai tempi dell'origine stessa della città. Secondo una tradizione l'esarca bizantino di Ravenna, l'armeno Nerses, fece costruire la chiesa di S.Geminiano a Venezia, ove sorge oggi l'Ala Napoleonica. Mentre fu sicuramente un altro armeno, Isaccio, pure lui esarca bizantino di Ravenna, a far costruire la prima cattedrale di Torcello. Nei secoli successivi i rapporti armeno-veneti si intensificarono, particolarmente durante il Regno Armeno di Cilicia, che concesse dei privilegi ai veneziani. Con il proseguire degli scambi economici vari armeni si stabilirono a Venezia,ove nel XIV secolo vi era un convento di frati armeni, nel sestiere di Castello.Venezia ricambiò i privilegi ricevuti dal Regno di Cilicia e nel XIII secolo il doge Marco Ziani concesse agli armeni una casa. Nel XV secolo fu invece costruita la chiesa di Santa Croce, nei pressi di S.Salvador, nella calle delle Lanterne, oggi "Calle dei Armeni". Questa chiesa esiste ancora ed è l'unica chiesa medievale armena d'Italia nella quale si svolge la funzione religiosa in rito armeno. Mentre nell'isola di S.Giorgio vi era, fino alla fine del XVI secolo un cimitero armeno.
Nei secoli seguenti gli scambi commerciali fra Venezia e gli armeni si infittirono, specialmente grazie ai mercanti armeni residenti in Persia , alcuni dei quali si stabilirono a Venezia. Fra essi furono famosi i Sceriman, padroni di una grossa flotta commerciale. In quel periodo un altro armeno, Anton Surian, fu molto noto a Venezia perché trovò una medicina che guarì gli infettati dall'epidemia di peste del 1575. Lo stesso Surian fu un valente ingegnere che ripulì a fondo l'Arsenale e approntò le artiglierie durante la battaglia di Lepanto.
Venezia era anche un importante centro culturale per gli armeni ed in questa città fu stampato il primo libro in armeno, nel 1512.
Nel XVIII secolo la comunità armena di Venezia cominciò a declinare, ma nel 1715 giunse a Venezia, sfuggendo alle persecuzioni turche, il monaco armeno Mechitar assieme ad alcuni confratelli. Due anni dopo la Serenissima gli concesse l'isola di S.Lazzaro ove fondò il monastero tutt'oggi esistente. Li venne istituito un seminario, poi una biblioteca, un museo ed una tipografia. Il convento di S.Lazzaro divenne un importantissimo centro culturale armeno; lì vennero pubblicati numerosi libri di storia, geografia, letteratura e religione. Inoltre i monaci di S.Lazzaro aprirono numerose scuole presso varie comunità armene. La più importante fra esse fu il liceo Moorat Raphael, fondato a Venezia nel 1836, grazie al lascito di due ricchi armeni dell'India. In questa scuola come pure nelle altre scuole fondate dai frati di S.Lazzaro vennero educati migliaia di giovani armeni, fra essi vi furono molti dei protagonisti della rinascita civile e culturale degli armeni. Perciò l'isola di S.Lazzaro ha svolto un ruolo molto importante nella storia degli armeni.
L'isola di S. Lazzaro, con la congregazione dei padri armeni, detti Mechitaristi, esiste tuttora ed è sede anche di un ricco museo, di una biblioteca e di una pinacoteca, visitabili dal pubblico; mentre il liceo Moorat Raphael oggi non è più in funzione.
Molto importante è stata la comunità armena di Roma ove, nel corso dei secoli, si sono recati numerosi ecclesiastici e pellegrini armeni tant'è che per essi fu eretto un apposito ospizio, detto di S:Biagio. Nel 1883 papa Leone XIII istituì un collegio per chierici armeni, che è tuttora in funzione.
A Livorno pure c'è stata una fiorente comunità armena con una propria chiesa, officiata fino ai primi decenni del XX secolo. Sia a Livorno che a Roma nei secoli passati sono stati pubblicati libri in armeno.
Attualmente la comunità armena d'Italia conta poche migliaia di persone. Il nucleo principale si trova a Milano, ove c'è la chiesa armena dei SS. Quaranta Martiri, la Casa Armena; in questa città operano alcune associazioni armene. A Roma vi è una comunità meno numerosa nella quale fanno spicco il Pontificio Collegio Armeno, per la preparazione di ecclesiastici, e la Congregazione delle Suore Armene dell'Immacolata Concezione. A Venezia e Padova risiede pure un certo numero di armeni, mentre singole persone o famiglie sono sparpagliate un po' dovunque, lungo tutta la penisola.
Fra gli armeni d'Italia che si sono particolarmente distinti per le loro attività vanno ricordati Giacomo Ciamician, professore di chimica all'Università di Bologna; Yervant e Michele Arslan (padre e figlio) professori di Clinica Otorinolaringoiatrica all'Università di Padova; il critico d'arte Vart Arslan (figlio di Yervant); il neurologo Hrayr Terzian, primo Rettore dell'Università di Verona; il pittore Gregorio Sciltian; il musicologo Angelo Efrikian; il critico cinematografico e letterario Glauco Viazzi (Yusik Ashrafian).
Grandi amici degli armeni furono l'economista Luigi Luzzatti e papa Giovanni XXIII.