L'Armenia e gli Armeni

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LA GEOGRAFIA, LE ORIGINI E LA STORIA


L'Armenia è costituita da un vasto altopiano che si estende fra il Mar Nero, il Mar Caspio ed il Mediterraneo e che comprende la metà orientale della Turchia, l'attuale Repubblica Armena ed alcuni territori siti nel nord-ovest dell'Iran e dell'Azerbaigian e nel sud della Georgia.
In questo altopiano vi sono numerose montagne fra esse la principale è l'Ararat, che misurando 5156 metri è la più alta montagna dell'Armenia ed inoltre l'Aragatz, il Sipan, il Nemrut ed altre cime minori. Il territorio armeno è percorso da numerosi fiumi. Nascono in Armenia il Tigri e l'Eufrate che si dirigono a sud, gettandosi nel Golfo Persico. Vi sono inoltre l'Arax che scorre verso est, il Giorokh, l'Akhurian, il Hrasdan ed altri corsi d'acqua.
In Armenia vi sono tre grandi laghi: il lago di Van, attualmente in Turchia, che è un lago salato; il lago d'Urmia, che si trova in Iran; ed il lago di Sevan che è l'unico grande lago sito nel territorio dell'attuale Repubblica Armena.
Il clima dell'Armenia è tipicamente continentale, con inverni molto freddi ed estati molto calde. Il suo territorio, inoltre, è sovente soggetto a terremoti, l'ultimo dei quali si è verificato nel 1988, provocando decine di migliaia di vittime.
L'Armenia è povera di risorse naturali. Il suo territorio in gran parte è roccioso, ciò che impedisce anche lo sviluppo dell'agricoltura. Solo nella regione circostante il monte Ararat vi è una vasta pianura che permette una buona produzione agricola.
La questione delle origini del popolo armeno si presenta di una notevole complessità.
Chiamati "armenoi" dagli storici greci e "arminiya" dagli antichi persiani, gli armeni designano se stessi come "hay" e l'Armenia "Hayastan". Questa doppia denominazione è un segno che indica l' origine composta della etnia armena, costituita da un incrocio di elementi indoeuropei (gli armeni ) e di elementi "asianici" o "anatolici", cioè di abitanti dell' Anatolia Orientale, non classificabili né come indoeuropei, né come semitici.
La formazione definitiva degli armeni è legata, con ogni probabilità, all' ultima grande ondata di popoli indoeuropei che si riversarono sull' altopiano dell' Anatolia Orientale nel periodo che il regno di Urartù crollò sotto i colpi delle invasioni dei Cimmeri, Sciti , Medi,ed Assiri nel VII° sec. a.C. . Forse l' avanzata verso est degli "armenoi", che secondo Erodoto ed Eudossio sono parenti dei Frigi, fu una conseguenza del crollo del regno frigio (676-675 a.C.).
L' elemento autoctono fra i due componenti l'etnia armena, e cioè l' urarteo, è certamente affine alle popolazioni "hurrite" ritenute i più antichi abitanti, in epoca storica, delle regioni circondanti il lago di Van. Di questa popolazione si sa soltanto che non è né indoeuropea, né semitica,ma ha subito (nel corso del II° millennio) infiltrazioni di elementi indoeuropei, che hanno lasciano una traccia nella lingua e nella mitologia..
Secondo studi recenti, basati anche su ricerche linguistiche, la componente indoeuropea oltre che quella asianica degli Armeni e della loro lingua, avrebbe le proprie radici in Armenia, già da allora crocevia di varie popolazioni che a loro volta avrebbero lasciato le loro tracce, riconoscibili dalle stratificazioni successive.
Le più antiche memorie sulla regione ch'ebbe poi il nome di Armenia ci sono fornite dalla storia degli Assiri, che dominarono il paese fino a che esso non si rese indipendente per opera degli Urartei, che costituirono il Regno di Urartù dal IX° al VI° sec. a.C.
Invece, nel V° sec. a.C., si formò il primo Regno Armeno sotto la dinastia degli Orontidi. Ben pesto l' Armenia cadde sotto l' influenza persiana, poi sotto quella greca (macedone), da cui si liberò, verso il 200 a.C., per costituire un grande regno con la dinastia degli Artassidi. Il primo re che unificò tutta l' Armenia fu Artaserse nel II° sec. a.C.. Ma il Regno Armeno dovette poi rientrare nell' orbita dell' Impero Romano (66 a.C.), cui anzi fu ceduta l' Armenia Minore. Col declinare dell' Impero Romano, il Regno d' Armenia fu diviso mfra Persia e Bisanzio (387), annesso alla Persia (428), da cui passò agli Arabi (sec. VII°).
Un nuovo Regno indipendente fu costituito nell' 885 dalla famiglia dei Bagratidi ed un altro, nello stesso tempo, a Vostan (presso Van) dagli Arzruni; entrambi, dopo vicende travagliatissime, caddero in mano ai Turchi nell' XI°sec. Difatti, l' Armenia perse l'indipendenza sotto la spinta di Bisanzio nel 1045 e successivamente venne conquistata da tribù turche nel 1071.
Ma in pari tempo un principe armeno, Ruben, stabilitosi con un numero di connazionali in Cilicia, fondò a Sis l' ultimo Regno Armeno, che collaborò con i Crociati e da questi ebbe anzi la sua seconda dinastia regnante: i Lusignan francesi di Cipro.
Il Regno Armeno in Cilicia cessò di esistere nel 1375 in seguito all' assalto dei Mamelucchi egiziani. Con esso, l' Armenia perse la propria indipendenza e per circa sei secoli fu sottoposta a dominazioni straniere.
Particolarmente pesante fu la dominazione turca, che iniziò nell' XI° sec. con l' arrivo della tribù turca dei Selgiuchidi. In seguito, giunsero in Armenia altre tribù turche, una delle quali, la Ottomana, divenne predominante e dopo aver conquistato l' Impero Romano d'Oriente si impadronì anche della metà occidentale dell' Armenia nel XVI° secolo. Fu così che gran parte dell' Armenia entrò a far parte dell' Impero Ottomano. Quest' ultimo, essendo uno Stato con religione ufficiale islamica, gli Armeni, in quanto cristiani, erano tollerati, sottostando però ad un regime di discriminazione su base religiosa; per questo motivo furono sempre dei cittadini di serie "B", con molti doveri e pochissimi diritti. Con l'andar del tempo, il regime discriminatorio nei confronti degli Armeni si accentuò ed ad esso si aggiunsero continue vessazioni e persecuzioni, con periodici massacri e conversioni forzate all'Islam.
La stessa sorte riservata agli Armeni toccò anche agli altri sudditi cristiani dell' Impero Ottomano: Greci, Assiro-Caldei, Bulgari, Serbi, Macedoni e Rumeni, Questi popoli però, nel XIX° secolo poterono affrancarsi dalla dominazione turca; ciò non fu possibile per gli Armeni, situati in un territorio distante dall' Europa. Con l' aumentare delle persecuzioni la dominazione turca divenne sempre più insopportabile per gli Armeni che, a varie riprese, chiesero delle riforme per ottenere pari diritti come la popolazione musulmana. Le riforme furono concesse "sulla carta", mentre le persecuzioni continuarono e peggiorarono. Il governo turco permise soltanto nel 1860 che gli Armeni si dotassero di una regolamentazione interna della propria vita comunitaria, che fu un po' pomposamente chiamata "Costituzione Nazionale".
Proseguendo le persecuzioni , le potenze europee iniziarono ad interessarsi al caso degli Armeni, esercitando delle pressioni nei confronti della Turchia, il cui sultano Abdul-Hamid II° rispose aumentando l'oppressione per cui si formarono dei comitati rivoluzionari armeni allo scopo di combattere contro le persecuzioni turche ed ottenere uno statuto d' autonomia per l'Armenia. Alle richieste armene fece seguito un ulteriore irrigidimento del sultano che negli anni 1895-97 organizzò dei massacri di massa nel corso dei quali furono uccisi circa 300.000 armeni.
La parte orientale dell' Armenia, che non era entrata a far parte dell' Impero Turco, venne annessa alla Persia, che la dominò fino al 1828, anno in cui questa porzione di Armenia fu conquistata dalla Russia. L' annessione all' Impero Russo dell'Armenia Orientale creò i presupposti per lo sviluppo sociale e culturale di questa regione poiché gli Armeni, non più sottoposti ad un regime di discriminazione, poterono progredire nella pace e prosperità loro assicurata dall' Impero Russo.

IL GENOCIDIO

Parallelamente al declino dell'Impero Ottomano, sul finire del 19° secolo iniziò a svilupparsi presso i turchi un acceso movimento nazionalista, cosiddetto dei "Giovani turchi" che diede origine al partito "Unione e Progresso" che si impadronì del potere nel 1908 e lo mantenne per dieci anni.
Dopo un iniziale periodo di libertà e democrazia, i "Giovani turchi" ripresero la stessa politica anti-armena dei precedenti governi. In un pogrom organizzato ad Adana furono massacrati 30.000 armeni.
Scopo principale del movimento nazionalista turco era la creazione di un grande impero panturco che inglobasse tutte le popolazioni turche, dal Mar Egeo ai confini della Cina. Gli armeni, situati a mo' di cuneo fra i turchi dell'Anatolia e quelli del Caucaso, costituivano un' isola non-turca in mezzo al grande mare delle popolazioni turche. Erano perciò un ostacolo sulla via della realizzazione di questo progetto e fu quindi stabilito di sterminarli onde poter creare la Grande Turchia.
In un congresso segreto dei "Giovani Turchi", tenutosi a Salonicco nel 1911, fu deciso di sopprimere totalmente gli armeni residenti in Turchia. L'occasione per realizzare questo piano di sterminio si presentò con lo scoppio del primo conflitto mondiale allorquando le potenze europee, impegnate nella guerra, non potevano interferire nelle faccende interne della Turchia.
Inizialmente furono chiamati alle armi tutti gli armeni validi che, dopo esser stati separati dai loro reparti, vennero uccisi. Furono quindi arrestati ed in seguito uccisi tutti gli intellettuali, i sacerdoti, i dirigenti politici . Nelle città e nei villaggi abitati da armeni rimasero quindi solo donne, vecchi e bambini. Per loro venne decretata la deportazione. Adducendo come pretesto la prossimità della zona di guerra, vennero costretti ad abbandonare le loro abitazioni per trasferirsi, così fu detto, in zone più sicure. Per strada le carovane dei deportati venivano sistematicamente assalite da bande di malfattori, fatti uscire appositamente dal carcere per costituire la cosiddetta "Organizzazione Speciale" il cui compito era lo sterminio degli armeni.
I mezzi usati per compiere questo sterminio furono di un'inaudita ferocia e di un sadico accanimento contro le vittime. Chi riusciva a sfuggire al massacro periva per la fame, la sete, le malattie e gli stenti del lungo viaggio compiuto a piedi per centinaia di chilometri. Perirono così circa 1.500.000 di persone: la gran parte degli armeni di Turchia. Furono risparmiati solo quelli residenti a Istanbul, e inizialmente anche a Smirne, perché troppo vicini a sedi diplomatiche straniere.
In alcune zone gli armeni si rifiutarono di sottostare all'ordine di deportazione ed opposero resistenza ai reparti turchi, ma furono sopraffatti ed anch'essi sterminati. Si salvarono solo gli abitanti di alcune province in prossimità del confine russo, che si misero al riparo fuggendo oltre frontiera o furono salvate dall'avanzata dell'esercito russo. Così pure gli abitanti dei villaggi del Mussa Dagh, in prossimità del mar Mediterraneo, che furono tratti in salvo da alcune navi francesi.
Lungo il cammino, le carovane di deportati venivano assalite e depredate. Gli uomini uccisi, le donne seviziate e poi pure esse uccise o rapite. Molte di esse per non subire questa fine preferirono suicidarsi; altre, per non lasciar soli i propri bimbi, li uccisero col veleno, prima di togliersi la vita.
Dopo aver percorso centinaia di chilometri sotto il sole, i sopravvissuti agli stenti ed alle uccisioni del lungo viaggio, provati nel fisico e nella mente, furono concentrati ad Aleppo e da lì trasferiti nel deserto siriano a Deir el Zor, l'Auschwitz armena, ove furono trucidate 300.000 persone.
Particolarmente tragica fu la sorte dei bambini. Quasi tutti videro rapire, seviziare ed uccidere i propri familiari. Rimasti orfani, furono accuditi da parenti o compaesani , ma alla morte di questi ultimi rimasero completamente abbandonati a se stessi. Molti morirono di fame o per gli stenti e le malattie del lungo viaggio. Altri furono uccisi,con sadica barbarie, per "non perpetuare la razza armena". A Trebisonda centinaia di essi furono posti su alcune barche; poi, portate al largo, le imbarcazioni furono capovolte per farli affogare. A Deir el Zor furono caricati su quaranta carri a cui fu dato fuoco ed i bambini furono arsi vivi.
Le direttive del governo turco erano chiare: quelli più piccoli,che ancora non avevano una precisa cognizione della propria origine etnica, furono raccolti in appositi orfanotrofi ed allevati come turchi. Ma per i più grandi non ci fu scampo. I più fortunati furono presi come servitori da famiglie kurde che poi li costrinsero a convertirsi all'Islam. Alcuni di quelli che riuscirono a giungere fino in Siria poterono rifugiarsi presso famiglie arabe e così si salvarono.
Il piano di sterminio degli armeni ebbe inizio il 24 aprile 1915 con l'arresto degli intellettuali armeni di Costantinopoli che furono poi deportati e trucidati.
Le perdite per la cultura armena non furono limitate soltanto alla letteratura, ma anche l'arte armena subì un irreparabile danno. Molte chiese armene, autentici gioielli dell'architettura medievale, durante il genocidio, e negli anni successivi, furono intenzionalmente distrutte o lasciate alla mercé dei vandali e dei ladri oppure trasformate in stalle, magazzini, fattorie. Nel migliore dei casi divennero delle caserme o delle moschee.
Al termine della prima guerra mondiale, in seguito alla sconfitta della Turchia, cadde il regime dei "Giovani Turchi" ed il nuovo governo istituì -contro voglia e per ingraziarsi le potenze europee vincitrici- una corte marziale per giudicare i responsabili dello sterminio degli armeni. Fu giustiziato un prefetto, ma molti fra i colpevoli, con il compiacente sostegno non solo delle autorità turche, ma anche delle potenze vincitrici, poterono fuggire o comunque vivere indisturbati. Poco dopo, e senza aver terminato i propri lavori, anche la corte marziale fu sciolta. Solo alcuni fra i principali organizzatori del genocidio armeno furono poi uccisi da parte di giustizieri armeni. Non ci fu quindi una Norimberga per il genocidio armeno che rimase così impunito.
Lo stato turco smise di perseguire i responsabili , incamerò tutti i beni mobili ed immobili appartenenti agli armeni e diede inizio alla mistificazione della storia, prima non parlando mai dello sterminio degli armeni e, negli ultimi decenni, negando apertamente l'avvenuto genocidio.
Al termine della prima guerra mondiale il genocidio armeno era già compiuto. Dei più di due milioni di armeni abitanti nell'Impero Turco nel 1914, circa un milione e mezzo era stato ucciso. In Turchia rimasero solo gli armeni di Costantinopoli e di Smirne, non sottoposti a deportazione. Mentre in Anatolia e nell'Armenia turca si aggiravano ancora alcune decine di migliaia di armeni, sopravvissuti per vari motivi , spesso celando la propria identità.
Con il disfacimento dell'Impero Ottomano e la salita al potere di Kemal Ataturk, una nuova tragedia si abbatté sugli armeni. Ci furono nuovi massacri in Anatolia e ,nel 1922, la conquista di Smirne da parte delle truppe kemaliste si tradusse in un nuovo bagno di sangue per i greci e gli armeni residenti in quella città.
Ancora oggi dal deserto della Siria affiorano moltissimi scheletri umani, sepolti sotto la sabbia o nascosti in una grotta. Si tratta delle ossa degli armeni, morti per gli stenti sotto il sole del deserto o bruciati vivi in una caverna. I loro resti sono stati raccolti a Deir el Zor in una cappella dedicata ai martiri.
In Armenia ed in varie località della Dispora sono stati eretti dei monumenti in memoria delle innocenti vittime del genocidio. Attorno ad essi gli armeni si raccolgono in preghiera il 24 aprile di ogni anno, per ricordare anche agli altri, e non dimenticare. Fu in quel giorno infatti che , nel 1915, furono arrestati gli intellettuali armeni di Costantinopoli e condotti alla morte. Ed è in loro ricordo che il 24 aprile è divenuto la data-simbolo del genocidio armeno.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Verso la fine della Prima Guerra Mondiale la Turchia, approfittando della Rivoluzione Russa, attaccò i territori armeni facenti parte della Russia, ma gli armeni riuscirono a resistere e nel 1918 proclamarono una repubblica indipendente sul territorio dell'Armenia orientale, già facente parte dell'Impero Russo. Poco dopo, però, la Russia sovietica si accordò con la Turchia ed entrambe assalirono l'Armenia che, sconfitta, dovette cedere una parte dei propri territori alla Turchia, mentre la restante parte, nel 1920, divenne una repubblica sovietica che poi entrò a far parte dell'URSS. Al termine della Prima Guerra Mondiale le potenze vincitrici , con il Trattato di Sèvres del 1920,avevano assegnato all'Armenia un ampio territorio comprendente gran parte delle province armene della Turchia, ma tre anni dopo, con il Trattato di Losanna, per ingraziarsi la Turchia, si rimangiarono quanto avevano concesso all'Armenia che si ridusse ad un lembo di territorio pari ad un quinto del territorio concesso dal trattato di Sèvres.
Poche centinaia di migliaia di armeni, già residenti in Turchia, riuscirono a sopravvivere al genocidio e, per mettersi in salvo, emigrarono in vari paesi, dando origine alla Diaspora. Così si formarono delle comunità armene in Medio Oriente, nei Balcani, in Europa Occidentale, nelle Americhe ed in Australia. Mentre gli armeni rimasti in patria seguirono le sorti dell'Unione Sovietica. In Turchia rimasero solo gli armeni di Istanbul, mentre nelle province interne i pochi sopravvissuti o dovettero emigrare oppure celare la propria identità etnica.
Durante il periodo sovietico l'Armenia fece dei grandi progressi nel campo dell'istruzione, dell'economia e della cultura. Fu debellato l'analfabetismo, furono costruite numerose fabbriche, specialmente chimiche; fu costruita una centrale atomica e si diede un grande impulso alla produzione di energia elettrica che venne anche esportata. Fu fondata un'università ed in seguito l'Accademia delle Scienze che diedero un grande impulso alla ricerca scientifica, particolarmente nell'ambito dell'astronomia, della fisica e della matematica.
Nello stesso periodo l'Armenia subì il regime di Stalin: furono chiuse quasi tutte le chiese, i sacerdoti deportati od uccisi ed il Patriarca stesso fu fatto assassinare. Accanto a ciò numerosi intellettuali furono deportati in Siberia ove molti di essi morirono.
Una regione posta ai confini orientali dell'Armenia Sovietica, denominata Karabagh, fu staccata dall'Armenia e, per volere di Stalin, unita all'Azerbaigian, nonostante che più del 90% degli abitanti di questa regione fossero armeni. L'Azerbaigian praticò una politica di pulizia etnica nel Karabagh ed a nulla valsero le proteste degli armeni. Fino a che, nel 1988, questi diedero inizio ad imponenti manifestazioni di piazza, sia in Armenia che nel Karabagh, chiedendo l'unione di questa regione all'Armenia. Ma il governo sovietico respinse le richieste armene, mentre in Azerbaigian furono organizzati dei massacri di armeni. Il Karabagh fu assediato dalle truppe sovietiche che non riuscirono a piegarlo. In seguito, con il crollo dell'Unione Sovietica, l'Azerbaigian assalì a più riprese questa regione, senza riuscire a conquistarla per cui nel 1991 allorquando l'Azerbaigian divenne indipendente, il Karabagh si staccò da quest'ultimo e proclamò la propria indipendenza che ha mantenuto sinora, sebbene non sia riconosciuta internazionalmente.
Nello stesso anno anche l'Armenia divenne indipendente ed iniziò una guerra fra il Karabagh e l'Azerbaigian che si concluse con la vittoria del primo. Dal 1994 sul fronte vige un fragile armistizio.
L'Armenia in seguito al crollo dell'Unione Sovietica subì una grave crisi economica, avendo perso la gran parte dei propri mercati per cui il paese rapidamente si é impoverito. Molti sono stati costretti ad emigrare all'estero (particolarmente in Russia) per trovare lavoro; altri, rimasti in patria, si sono ridotti alla miseria. A questa grave situazione vanno aggiunte le conseguenze del terremoto del 1988 che ha distrutto una vasta area nell'Armenia settentrionale. Inoltre la Turchia e l'Azerbaigian hanno bloccato i confini con l'Armenia per cui non è possibile il transito delle merci fra l'Armenia e questi due paesi. Per questo motivo l'economia dell'Armenia è in una grave crisi: non si possono importare materie prime per le fabbriche e non si possono esportare i prodotti di queste; perciò molte fabbriche sono chiuse.
Ora, grazie anche agli aiuti internazionali, pian piano l'Armenia si sta riprendendo, ma resta ancora molto da fare per alleviare le condizioni della popolazione.
In Armenia vivono attualmente circa tre milioni di persone, quasi tutti armeni. Vi sono inoltre circa 30-40.000 curdi, alcune migliaia di assiri e russi e poche centinaia di ebrei e greci. Mentre nella diaspora vivono circa quattro milioni di armeni.
La capitale dell'Armenia è Yerevan, che conta più di un milione di abitanti. Altre città importanti sono Ghiumrì e Vanadzor, nel nord.
L'attuale Repubblica Armena ha un'estensione di circa 30.000 chilometri quadrati ed occupa un territorio pari a circa un decimo di quello dell'Armenia storica che in gran parte è stata inglobata nella Turchia, mentre porzioni minori di territorio storicamente armeno fanno parte dell'Iran, dell'Azerbaigian e della Georgia. Gli attuali confini della Repubblica Armena sono: a nord la Georgia, a est l'Azerbaigian, a sud l'Iran e ad ovest la Turchia. Di questi quattro paesi confinanti solo due intrattengono buoni rapporti con l'Armenia: la Georgia e l'Iran.
La Repubblica Armena è una repubblica presidenziale con un parlamento unicamerale eletto in gran parte con il sistema maggioritario ed in minor parte con il proporzionale.
La lingua ufficiale è l'armeno, ma è molto diffuso anche il russo. La popolazione armena è di religione cristiana ed in gran parte appartiene alla Chiesa Apostolica Armena. Vi sono minoranze di armeni cattolici e protestanti. Le altre etnie presenti, seguono la loro religione.
La diaspora armena, costituitasi principalmente in seguito al genocidio, è diffusa più o meno in tutto il mondo. Le comunità armene più organizzate si trovano nel Medio Oriente: Iran, Siria, Libano, in tutto circa 3-400.000 persone. In minor numero vi sono armeni anche in Egitto, Israele, Giordania, Irak e paesi del Golfo.In Turchia risiedono circa 80.000 armeni, concentrati principalmente ad Istanbul; nelle province dell'interno risiede un numero imprecisato di persone, superiore al milione, che essendo discendenti di armeni convertiti all'Islam hanno perso, completamente o parzialmente, la cognizione dell'etnia di appartenenza. In Europa la più grossa comunità, circa 350-450.000 persone, si trova in Francia; mentre gli armeni residenti in Grecia, Bulgaria, Germania ed Inghilterra ammontano a circa dieci- ventimila persone in ciascuno di questi paesi. Comunità minori si trovano in Italia, Austria, Svizzera, Romania, Polonia, Olanda, Belgio e Svezia. La più grossa comunità armena delle Americhe si trova negli Stati Uniti ove risiedono circa un milione di armeni, mentre dai trenta ai cinquantamila sono gli armeni del Canada.
Nell'America Latina vi sono armeni in Argentina, circa 70-80.000; in Brasile, circa 30.000; in Uruguay, 10-20.000, ed in minor numero in Venezuela ed in Cile. Di costituzione recente è la comunità armena dell'Australia, formata da alcune decine di migliaia di persone.
Nei paesi dell'ex URSS gli armeni sono molto numerosi: circa un milione e mezzo in Russia , dai tre ai quattrocentomila in Georgia ed alcune decine di migliaia in Ucraina, Kazakistan e repubbliche dell'Asia centrale; mentre alcune migliaia di armeni risiedono nelle repubbliche baltiche.
Piccole gruppi di armeni si trovano in vari altri paesi: Sud Africa, Etiopia, Sudan, India, Nuova Zelanda ecc.
Non esistono statistiche ufficiali circa gli armeni della diaspora perciò le cifre fornite a tale riguardo sono molto approssimative. Inoltre, in seguito alla grave crisi economica in cui versa l'Armenia, alcune centinaia di migliaia di persone sono emigrate per stabilirsi, più o meno temporaneamente, nei paesi dell'ex URSS od in Occidente. In conseguenza di questa ondata migratoria i dati statistici riguardanti il numero degli armeni nei vari paesi sono stati ulteriormente sconvolti rendendo ancora più difficile un calcolo attendibile.
Sparpagliandosi nei vari continenti gli armeni, per sopravvivere, si sono dedicati a varie attività lavorative: artigianato, commercio, libere professioni, arte e scienza. Alcuni di loro sono emersi raggiungendo notorietà internazionale. I registi cinematografici Ruben Mamoulian, Henri Verneuil (Ashod Malakian) e Adom Egoyan, il cantante Charles Aznavour(ian), gli scrittori William Saroyan e Micael Arlen(Dikran Kuyumgian),i pittori Arshil Gorky (Vostanig Atoyan) e Carzou (Karnig Zouloumian), il cardinale Gregorio Agagianian, il magnate del petrolio e filantropo Calouste Gulbenkian, l'ex presidente dell'URSS Anastas Mikoyan e suo fratello Ardem, creatore degli aerei da combattimento "Mig", il compositore Aram Khaciaturian, l'ex governatore della California George Deukmedjian, per citarne alcuni fra i più noti.

LINGUA, LETTERATURA, ARTE E TRADIZIONI

L'armeno è una lingua indoeuropea che costituisce un ramo a sè stante nell'ambito di questo gruppo di lingue, nessuna delle quali assomiglia all'armeno.
L'alfabeto armeno consta di 38 lettere ed è stato inventato all'inizio del V° secolo d.C. da un monaco di nome Mesrob allo scopo di poter tradurre in armeno i sacri testi cristiani. Il primo libro scritto in armeno fu la traduzione della Bibbia che avvenne pochi anni dopo l'invenzione dell'alfabeto. La versione della Bibbia fu fatta così bene che gli studiosi la definirono "Regina delle traduzioni".
Contemporaneamente alle versioni dei libri sacri vennero scritti vari libri da autori armeni riguardanti la storia, la filosofia e la religione cosicché il V° secolo fu molto ricco di opere letterarie di vari scrittori, gli storici Eliseo, Mosè di Corene, Goriun, Pavsdos, Lazzaro di Parbi; i filosofi e teologi Eznik e David l'Invitto, tanto che questo fu definito "Il secolo d'oro della letteratura armena".
Gli scrittori dei secoli successivi furono autori di testi riguardanti sia i temi trattati nel periodo precedente come pure , la matematica (Anania di Shirag), la medicina (Mekhitar di Her, Amirdovlat di Amasia), il diritto (Mekhitar Gosh) e la botanica. Fu molto ricca la poesia, di natura principalmente religiosa, ma in seguito anche profana. E' del X secolo Gregorio di Narek, il maggiore poeta armeno ed uno dei più grandi mistici della Cristianità. Dell' XI secolo è S.Nerses Shnorhalì, poeta, teologo e musicista. Nel Medio Evo vi fu una fioritura di poeti: Khaciadur di Gheciaris, Arakel di Siunik, Arakel di Baghesh; numerosi anche i trovatori: Costantin e Hovhannes di Erzinga, Frig, Hovhannhes di Tlguran, Grigoris di Ag(h)tamar ,Mgrdic(e) Naghash, Nahabed Kuciag. La stagione aurea dei trovatori si concluse con Sayat Novà, nel XVIII secolo. Accanto alla poesia continuò a svilupparsi la storiografia, e la teologia ; in quest'ultimo campo si distinsero Yessayì di Nic(e), Hovannes di Vorodn, Grigor di Datev.
Alcuni degli autori del periodo classico sono stati tradotti anche in italiano.
Poi , pian piano sopraggiunse il declino, causato principalmente dal pesante regime instaurato nell'Impero Ottomano e dalle continue guerre fra quest'ultimo e la Persia.
Con il XIX secolo si assisté alla rinascita della letteratura armena, con opere di poesia e narrativa. Fra i più grandi scrittori di questo periodo e dei primi decenni del XX secolo sono da ricordare Alishian, Bedros Turian, Mgrdic(e) Beshigtashlian, Siamanto, Daniel Varujan, Missak Medzarentz,Ruben Sevag,Vahan Tekeian,Hovhannes Tumanian, Avedik Issahaghian,Vahan Derian, fra i poeti, ed inoltre il romanziere Raffì, il principe della prosa Ruben Zartarian, il cantore delle sofferenze armene Avedis Aharonian, i novellieri Arpiar Arpiarian e Krikor Zohrab, gli umoristi Hagop Baronian e Yervant Odian, i drammaturghi Gabriel Sundukian e Levon Shant, il romanziere Costan Zarian, il critico e romanziere Hagop Oshagan. Fino a giungere ai giorni nostri con uno stuolo di scrittori, sia in Armenia che nella diaspora, tradotti anche in varie lingue. Fra i maggiori scrittori della diaspora i poeti Zahrad, Zareh Khrakhuni,Vahè Oshagan, Harut Gosdantian, Nigoghos Sarafian, Mushegh Ishkhan, la poetessa Vehanush Tekian, il drammaturgo Arman Vartanian, i romanzieri Aram Haigaz, Shahan Shahnur, Vasken Shushanian, Antranig Zarughian, Vahram Mavian, Hagop Garabentz, l'umorista Nshan Beshigtashlian, i narratori della vita di provincia Hagop Mentzurì, Hamasdegh e Mgrdic(e) Margossian. In Armenia, fra i maggiori scrittori contemporanei vanno ricordati i poeti Yeghishè Ciarentz, Hovhannes Shiraz, Ghevorg Emin e Baruir Sevag, il novelliere Axel Baguntz, la poetessa Silva Gabudighian, ed i romanzieri Hracià Kociar, Gurghen Mahari, Mgrdic(e) Armen, Serò Khanzadian, Khacig Dashdentz, Muscegh Galshoian, Hrand Mateossian.
Ampia diffusione ha avuto in passato la poesia popolare; in particolar modo quella della regione di Akn (attualmente in Turchia), strettamente correlata ai canti dei trovatori.
Nel campo dell'epica vanno annoverate alcune opere strettamente connesse alla mitologia ed a episodi salienti della storia armena pre-cristiana. Di un periodo successivo , e precisamente del Medio Evo, è il più noto poema epico armeno, il "David di Sassun".
La lingua armena usata nel Medio Evo viene anche definita "grabar" o lingua dei libri; ora non è più parlata e viene usata solo nelle funzioni religiose, mentre è stata scritta fino al XIX secolo .
Dal XIX secolo si è diffuso l'uso anche nei libri della lingua del popolo che ora è la corrente lingua letteraria. Essa si divide in due parlate: orientale, in uso nell'Armenia ex sovietica ed in Iran; ed occidentale che era in uso nell'Armenia turca ed ora è parlata nella diaspora.
Nel campo delle arti l'Armenia è nota particolarmente per la sua architettura il cui periodo d'oro va dal VI-VII secolo al XII-XIII, con la costruzione di numerose chiese che, secondo gli studiosi sono state le precorritrici dell'arte romanica in Occidente. La maggior parte delle chiese armene è stata costruita con dei blocchi di tufo, rosa, arancione o nero, poiché in Armenia vi sono vasti giacimenti di questa pietra che, inoltre, conferisce caratteristiche antisismiche agli edifici costruiti con essa. Molte di queste chiese sono state costruite in luoghi difficilmente accessibili od appartati, per sfuggire alle distruzioni causate dai vari invasori. Inoltre numerose chiese facevano parte di complessi conventuali, con annessi seminari e biblioteche. In essi i monaci, oltre alla preghiera, si dedicavano alla copiatura degli antichi manoscritti che illustravano con bellissime miniature. Fra i gioielli dell'architettura armena vanno ricordati la chiesa di S.Croce di Ag(h)tamar (attualmente in Turchia), la cattedrale di Anì (attualmente in Turchia , a ridosso del confine armeno), i complessi monastici di Gandzasar, Hag(h)bat e Sanahin, in Armenia.
L'arte di miniare i codici fu molto diffusa in Armenia ed ancor oggi in manoscritti vecchi di secoli si possono ammirare bellissime illustrazioni che hanno mantenuto la vivacità dei colori senza aver subito alcun restauro. Ciò si deve alla speciale tecnica di pittura ed all'uso di particolari colori vegetali. Toros Roslin e Sarkis Pidzag sono i più noti fra i maestri miniaturisti del Medio Evo.
La produzione artistica armena è stata pregevole anche in altri campi come la ceramica, l'oreficeria, i merletti.
Nell'ambito della musica l'Armenia vanta un'antica tradizione, legata principalmente alla liturgia ecclesiastica. Accanto ad essa si è sviluppata una musica popolare e profana che è stata studiata e trascritta all'inizio del XX secolo dal monaco Komitas.
Le tradizioni armene sono in gran parte legate alla Chiesa ed alle varie feste religiose. In alcune di queste tradizioni vi sono delle reminiscenze di antichi riti pagani.
Molte di queste tradizioni stanno andando in disuso. Fra esse una era legata all'Epifania che gli Armeni celebrano assieme al S.Natale il 6 gennaio. Quel giorno veniva gettata una croce in un fiume ed i giovani dovevano tuffarsi per recuperarla; chi riusciva a prenderla diveniva una specie di "padrino" della festa.Ora invece la croce viene posta in un catino d'acqua dal quale viene tirata fuori da parte di un bambino.
Sono certamente delle reminiscenze di antichi usi pagani le usanze di gettarsi dell'acqua il giorno della festa della trasfigurazione di Cristo o di accendere un falò in occasione della ricorrenza della presentazione di Gesù al tempio.
Un'altra tradizione riguarda la festa dell'Assunzione, nel corso della quale viene benedetta l'uva che è vietato mangiare prima di quella data.
Molto ricche sono le tradizioni legate al rito del matrimonio. In quell'occasione vengono poste sulla testa degli sposi delle ghirlande che anticamente erano delle corone per cui gli sposi venivano anche chiamati "re" e "regina". Il compare d'anello aveva una funzione molto importante e durante tutta la cerimonia doveva brandire una spada; inoltre aveva il diritto-dovere di fare il padrino di battesimo per tutti i figli di quella coppia di sposi.
Presso gli armeni era molto sentito il culto dei defunti in onore dei quali ogni sabato sera veniva acceso dell'incenso.
Anche presso gli Armeni, come negli altri popoli d'Oriente, era diffuso il senso dell'ospitalità e della solidarietà fra parenti ed amici.

LA CHIESA ARMENA

Il nome ufficiale della Chiesa Armena è "Chiesa Apostolica Armena" poichè il Cristianesimo fu introdotto per la prima volta in Armenia dai due Apostoli Taddeo e Bartolomeo, che lì furono martirizzati.
Ma fu grazie alla predicazione di San Gregorio, detto "l' Illuminatore", che nel 301 d.C. il Cristianesimo divenne religione di stato in Armenia. Lo stesso re armeno Tridate si convertì a questa religione e fece distruggere tutti i templi pagani. Gli Armeni, così, furono il primo popolo che accettò il Cristianesimo come religione di stato.
A capo della Chiesa Armena c'è il "Katholikos (o Patriarca) di Tutti gli Armeni" , la cui sede si trova a Ec(e)miazin, presso Yerevan.
Il Katholikos viene eletto da un' assemblea, composta in gran parte da laici (eletti in rappresentanza delle varie diocesi), mentre una minoranza degli elettori è costituita da ecclesiastici. Oltre al Katholikos di Tutti gli Armeni, nella Chiesa Apostolica Armena vi sono altri tre patriarchi con una giurisdizione più limitata: si tratta del Patriarca di Cilicia degli Armeni, la cui attuale sede è a Beirut, ed i Patriarchi armeni di Gerusalemme e di Turchia. Quest' ultimo ha la sua sede ad Istanbul.
La Chiesa Apostolica Armena ha preso parte ai primi tre concili ecumenici dopodiché, per motivi più politici che religiosi, si è staccata dalle Chiese Cattolica ed Ortodossa.
All'inizio del secolo scorso, in seguito alla predicazione di missionari cattolici, un certo numero di fedeli si è distaccato dalla Chiesa Apostolica Armena per costituire, una Chiesa Cattolica Armena, con un suo patriarca ed una propria gerarchia ecclesiastica obbediente a Roma. Analogamente, sempre nel secolo scorso, dei missionari protestanti hanno dato origine ad una Chiesa Armena Protestante. Gli armeni cattolici e protestanti costituiscono circa il 10-15 % degli armeni. La restante parte, che costituisce la maggioranza, è formata da fedeli della Chiesa Apostolica Armena che, dal nome di S.Gregorio l'Illuminatore è chiamata anche Chiesa Armena Gregoriana, per distinguerla dai Cattolici e dai Protestanti.
Le principali festività della Chiesa Apostolica Armena sono cinque: il S. Natale, la Pasqua, la Trasfigurazione di Cristo, l'Assunzione di Maria Vergine e la Liberazione della Croce. Il S. Natale è celebrato il 6 gennaio, mentre la Pasqua si celebra assieme ai Cattolici. Le altre tre feste ricorrono in luglio, agosto e settembre. Il calendario liturgico armeno non contempla feste di santi ogni giorno; normalmente il mercoledì ed il venerdì sono considerati giorni di astinenza da determinati cibi.
Le differenze dottrinali fra la Chiesa Armena e quelle Cattolica ed Ortodossa vertono su dettagli marginali. La Chiesa Armena crede nella divinità e nell'umanità di Cristo, nella sua morte e resurrezione, nella redenzione dell'umanità per mezzo di Gesù, crede nei sette Sacramenti e nei santi.
La Chiesa Armena venera i santi della Chiesa universale dei primi secoli cristiani; mentre i santi dei secoli successivi sono solo armeni.
I ministri di culto della Chiesa Armena si dividono in due categorie: sacerdoti sposati, che hanno funzioni parrocchiali, ma non possono salire ai gradi superiori della gerarchia, e sacerdoti celibi, che dovrebbero risiedere nei conventi, ma attualmente hanno pure essi anche funzioni parrocchiali. Fra questi ultimi vengono eletti i vescovi ed i patriarchi che devono sempre essere celibi.
Fino ad alcuni decenni fa nella Chiesa Armena vi erano ancora delle suore ; ora sono quasi del tutto scomparse; mentre ve ne sono presso gli armeni cattolici.
La S. Messa della Chiesa Armena dura circa due ore ed è sempre solenne e cantata, poiché non esiste la Messa Bassa. Il sacerdote celebrante è assistito da diaconi e chierichetti che di solito sono persone adulte od anziane.La S. Messa armena è molto sfarzosa, com'è il caso delle altre Chiese orientali ; tutta la cerimonia si basa sul rituale di S.Basilio e di S.Giovanni Crisostomo, ma ha subito notevoli influssi dalla Siria, dalla Cappadocia e da Roma. A tutto ciò si sono aggiunte preghiere ed invocazioni di padri della Chiesa armena.
I sacramenti della Cresima e della Comunione vengono impartiti assieme a quello del Battesimo; mentre la Confessione è collettiva.La somministrazione dei tre sacramenti contemporaneamente è una reminiscenza del lungo periodo in cui gli armeni erano sottoposti a continui massacri perciò si preferiva che i neonati, nel caso fossero stati uccisi, avessero già ricevuto tre sacramenti. Per il matrimonio, in certi casi, è ammesso il divorzio.

GLI ARMENI IN ITALIA

I primi contatti fra armeni ed Italia sono avvenuti nel VI° secolo quando sono giunti in Italia dei soldati armeni inviati dall'imperatore di Bisanzio. Anche nei secoli successivi in Italia sono arrivati soldati e generali armeni, inquadrati nell'esercito bizantino. Le loro sedi furono principalmente Ravenna, la Sicilia, la Calabria e le Puglie.
Nei secoli seguenti sono giunti anche dei monaci che hanno istituito dei monasteri a Roma, Firenze e Genova.
I rapporti italo-armeni si intensificarono nel periodo delle Crociate e del Regno Armeno di Cilicia che ebbe intensi rapporti commerciali con l'Italia per cui molti mercanti armeni si stabilirono per periodi più o meno lunghi in Italia ove, nel XIII e XIV secolo ebbero le loro chiese in più di venti città italiane. In alcune di esse, come Roma, Bologna e Venezia vi era più di una chiesa armena.
Nei secoli successivi queste comunità armene pian piano vennero assimilate e nel XVIII secolo vi erano comunità armene solo a Roma, Trieste , Livorno e Venezia. Fra le varie città italiane sedi di comunità armene nei secoli scorsi, Venezia è stata la più intimamente legata agli armeni.
I primi contatti fra armeni e Venezia risalgono ai tempi dell'origine stessa della città. Secondo una tradizione l'esarca bizantino di Ravenna, l'armeno Nerses, fece costruire la chiesa di S.Geminiano a Venezia, ove sorge oggi l'Ala Napoleonica. Mentre fu sicuramente un altro armeno, Isaccio, pure lui esarca bizantino di Ravenna, a far costruire la prima cattedrale di Torcello. Nei secoli successivi i rapporti armeno-veneti si intensificarono, particolarmente durante il Regno Armeno di Cilicia, che concesse dei privilegi ai veneziani. Con il proseguire degli scambi economici vari armeni si stabilirono a Venezia,ove nel XIV secolo vi era un convento di frati armeni, nel sestiere di Castello.Venezia ricambiò i privilegi ricevuti dal Regno di Cilicia e nel XIII secolo il doge Marco Ziani concesse agli armeni una casa. Nel XV secolo fu invece costruita la chiesa di Santa Croce, nei pressi di S.Salvador, nella calle delle Lanterne, oggi "Calle dei Armeni". Questa chiesa esiste ancora ed è l'unica chiesa medievale armena d'Italia nella quale si svolge la funzione religiosa in rito armeno. Mentre nell'isola di S.Giorgio vi era, fino alla fine del XVI secolo un cimitero armeno.
Nei secoli seguenti gli scambi commerciali fra Venezia e gli armeni si infittirono, specialmente grazie ai mercanti armeni residenti in Persia , alcuni dei quali si stabilirono a Venezia. Fra essi furono famosi i Sceriman, padroni di una grossa flotta commerciale. In quel periodo un altro armeno, Anton Surian, fu molto noto a Venezia perché trovò una medicina che guarì gli infettati dall'epidemia di peste del 1575. Lo stesso Surian fu un valente ingegnere che ripulì a fondo l'Arsenale e approntò le artiglierie durante la battaglia di Lepanto.
Venezia era anche un importante centro culturale per gli armeni ed in questa città fu stampato il primo libro in armeno, nel 1512.
Nel XVIII secolo la comunità armena di Venezia cominciò a declinare, ma nel 1715 giunse a Venezia, sfuggendo alle persecuzioni turche, il monaco armeno Mechitar assieme ad alcuni confratelli. Due anni dopo la Serenissima gli concesse l'isola di S.Lazzaro ove fondò il monastero tutt'oggi esistente. Li venne istituito un seminario, poi una biblioteca, un museo ed una tipografia. Il convento di S.Lazzaro divenne un importantissimo centro culturale armeno; lì vennero pubblicati numerosi libri di storia, geografia, letteratura e religione. Inoltre i monaci di S.Lazzaro aprirono numerose scuole presso varie comunità armene. La più importante fra esse fu il liceo Moorat Raphael, fondato a Venezia nel 1836, grazie al lascito di due ricchi armeni dell'India. In questa scuola come pure nelle altre scuole fondate dai frati di S.Lazzaro vennero educati migliaia di giovani armeni, fra essi vi furono molti dei protagonisti della rinascita civile e culturale degli armeni. Perciò l'isola di S.Lazzaro ha svolto un ruolo molto importante nella storia degli armeni.
L'isola di S. Lazzaro, con la congregazione dei padri armeni, detti Mechitaristi, esiste tuttora ed è sede anche di un ricco museo, di una biblioteca e di una pinacoteca, visitabili dal pubblico; mentre il liceo Moorat Raphael oggi non è più in funzione.
Molto importante è stata la comunità armena di Roma ove, nel corso dei secoli, si sono recati numerosi ecclesiastici e pellegrini armeni tant'è che per essi fu eretto un apposito ospizio, detto di S:Biagio. Nel 1883 papa Leone XIII istituì un collegio per chierici armeni, che è tuttora in funzione.
A Livorno pure c'è stata una fiorente comunità armena con una propria chiesa, officiata fino ai primi decenni del XX secolo. Sia a Livorno che a Roma nei secoli passati sono stati pubblicati libri in armeno.
Attualmente la comunità armena d'Italia conta poche migliaia di persone. Il nucleo principale si trova a Milano, ove c'è la chiesa armena dei SS. Quaranta Martiri, la Casa Armena; in questa città operano alcune associazioni armene. A Roma vi è una comunità meno numerosa nella quale fanno spicco il Pontificio Collegio Armeno, per la preparazione di ecclesiastici, e la Congregazione delle Suore Armene dell'Immacolata Concezione. A Venezia e Padova risiede pure un certo numero di armeni, mentre singole persone o famiglie sono sparpagliate un po' dovunque, lungo tutta la penisola.
Fra gli armeni d'Italia che si sono particolarmente distinti per le loro attività vanno ricordati Giacomo Ciamician, professore di chimica all'Università di Bologna; Yervant e Michele Arslan (padre e figlio) professori di Clinica Otorinolaringoiatrica all'Università di Padova; il critico d'arte Vart Arslan (figlio di Yervant); il neurologo Hrayr Terzian, primo Rettore dell'Università di Verona; il pittore Gregorio Sciltian; il musicologo Angelo Efrikian; il critico cinematografico e letterario Glauco Viazzi (Yusik Ashrafian).
Grandi amici degli armeni furono l'economista Luigi Luzzatti e papa Giovanni XXIII.