
LA GEOGRAFIA, LE ORIGINI E LA STORIA
L'Armenia è costituita da
un vasto altopiano che si estende fra il Mar Nero, il Mar Caspio ed il
Mediterraneo e che comprende la metà orientale della Turchia, l'attuale
Repubblica Armena ed alcuni territori siti nel nord-ovest dell'Iran e
dell'Azerbaigian e nel sud della Georgia.
In questo altopiano vi sono
numerose montagne fra esse la principale è l'Ararat, che misurando 5156 metri è
la più alta montagna dell'Armenia ed inoltre l'Aragatz, il Sipan, il Nemrut ed altre cime minori. Il territorio
armeno è percorso da numerosi fiumi. Nascono in Armenia il Tigri e l'Eufrate che si dirigono a sud, gettandosi
nel Golfo Persico. Vi sono inoltre l'Arax che scorre
verso est, il Giorokh, l'Akhurian, il Hrasdan ed altri corsi d'acqua.
In
Armenia vi sono tre grandi laghi: il lago di Van, attualmente in Turchia, che è un lago
salato; il lago d'Urmia, che
si trova in Iran; ed il lago di Sevan che è l'unico grande lago sito nel
territorio dell'attuale Repubblica Armena.
Il clima dell'Armenia è
tipicamente continentale, con inverni molto freddi ed estati molto calde.
Il suo territorio, inoltre, è sovente soggetto a terremoti, l'ultimo dei
quali si è verificato nel 1988, provocando decine di migliaia di
vittime.
L'Armenia è povera di risorse naturali. Il suo territorio in
gran parte è roccioso, ciò che impedisce anche lo sviluppo
dell'agricoltura. Solo nella regione circostante il monte Ararat vi è una
vasta pianura che permette una buona produzione agricola.
La questione
delle origini del popolo armeno si presenta di una notevole
complessità.
Chiamati "armenoi" dagli storici greci e
"arminiya" dagli antichi persiani, gli armeni designano se stessi
come "hay" e l'Armenia
"Hayastan". Questa doppia
denominazione è un segno che indica l' origine composta della etnia
armena, costituita da un incrocio di elementi indoeuropei (gli armeni ) e
di elementi "asianici" o "anatolici", cioè di abitanti dell' Anatolia
Orientale, non classificabili né come indoeuropei, né come semitici.
La
formazione definitiva degli armeni è legata, con ogni probabilità, all'
ultima grande ondata di popoli indoeuropei che si riversarono sull'
altopiano dell' Anatolia Orientale nel periodo che il regno di
Urartù crollò sotto i colpi
delle invasioni dei Cimmeri, Sciti , Medi,ed Assiri nel VII° sec. a.C. .
Forse l' avanzata verso est degli "armenoi", che secondo Erodoto ed
Eudossio sono parenti dei Frigi, fu una conseguenza del crollo del regno
frigio (676-675 a.C.).
L' elemento autoctono fra i due componenti
l'etnia armena, e cioè l' urarteo, è certamente affine alle popolazioni
"hurrite" ritenute i più antichi abitanti, in epoca storica, delle regioni
circondanti il lago di Van. Di questa popolazione si sa soltanto che non è
né indoeuropea, né semitica,ma ha subito (nel corso del II° millennio)
infiltrazioni di elementi indoeuropei, che hanno lasciano una traccia
nella lingua e nella mitologia..
Secondo studi recenti, basati anche su
ricerche linguistiche, la componente indoeuropea oltre che quella asianica
degli Armeni e della loro lingua, avrebbe le proprie radici in Armenia,
già da allora crocevia di varie popolazioni che a loro volta avrebbero
lasciato le loro tracce, riconoscibili dalle stratificazioni successive.
Le più antiche memorie sulla regione ch'ebbe poi il nome di Armenia ci
sono fornite dalla storia degli Assiri, che dominarono il paese fino a che
esso non si rese indipendente per opera degli Urartei, che costituirono il
Regno di Urartù dal IX° al VI° sec. a.C.
Invece, nel V° sec. a.C., si
formò il primo Regno Armeno sotto la dinastia degli Orontidi. Ben pesto l'
Armenia cadde sotto l' influenza persiana, poi sotto quella greca
(macedone), da cui si liberò, verso il 200 a.C., per costituire un grande
regno con la dinastia degli Artassidi. Il primo re che unificò tutta l'
Armenia fu Artaserse I° nel II° sec. a.C.. Ma il Regno Armeno
dovette poi rientrare nell' orbita dell' Impero Romano (66 a.C.), cui anzi
fu ceduta l' Armenia Minore. Col declinare dell' Impero Romano, il Regno
d' Armenia fu diviso mfra Persia e Bisanzio (387), annesso alla Persia
(428), da cui passò agli Arabi (sec. VII°).
Un nuovo Regno indipendente
fu costituito nell' 885 dalla famiglia dei Bagratidi ed un altro, nello
stesso tempo, a Vostan (presso Van) dagli Arzruni; entrambi, dopo vicende
travagliatissime, caddero in mano ai Turchi nell' XI°sec. Difatti, l'
Armenia perse l'indipendenza sotto la spinta di Bisanzio nel 1045 e
successivamente venne conquistata da tribù turche nel 1071.
Ma in pari
tempo un principe armeno, Ruben, stabilitosi con un numero di
connazionali in Cilicia, fondò
a Sis l' ultimo Regno Armeno, che collaborò con i Crociati e da questi
ebbe anzi la sua seconda dinastia regnante: i Lusignan francesi di
Cipro.
Il Regno Armeno in Cilicia cessò di esistere nel 1375 in seguito
all' assalto dei Mamelucchi egiziani. Con esso, l' Armenia perse la
propria indipendenza e per circa sei secoli fu sottoposta a dominazioni
straniere.
Particolarmente pesante fu la dominazione turca, che iniziò
nell' XI° sec. con l' arrivo della tribù turca dei Selgiuchidi. In
seguito, giunsero in Armenia altre tribù turche, una delle quali, la
Ottomana, divenne predominante e dopo aver conquistato l' Impero Romano
d'Oriente si impadronì anche della metà occidentale dell' Armenia nel XVI°
secolo. Fu così che gran parte dell' Armenia entrò a far parte dell'
Impero Ottomano. Quest' ultimo, essendo uno Stato con religione ufficiale
islamica, gli Armeni, in quanto cristiani, erano tollerati, sottostando
però ad un regime di discriminazione su base religiosa; per questo motivo
furono sempre dei cittadini di serie "B", con molti doveri e pochissimi
diritti. Con l'andar del tempo, il regime discriminatorio nei confronti
degli Armeni si accentuò ed ad esso si aggiunsero continue vessazioni e
persecuzioni, con periodici massacri e conversioni forzate all'Islam.
La stessa sorte riservata agli Armeni toccò anche agli altri sudditi
cristiani dell' Impero Ottomano: Greci, Assiro-Caldei, Bulgari, Serbi,
Macedoni e Rumeni, Questi popoli però, nel XIX° secolo poterono
affrancarsi dalla dominazione turca; ciò non fu possibile per gli Armeni,
situati in un territorio distante dall' Europa. Con l' aumentare delle
persecuzioni la dominazione turca divenne sempre più insopportabile per
gli Armeni che, a varie riprese, chiesero delle riforme per ottenere pari
diritti come la popolazione musulmana. Le riforme furono concesse "sulla
carta", mentre le persecuzioni continuarono e peggiorarono. Il governo
turco permise soltanto nel 1860 che gli Armeni si dotassero di una
regolamentazione interna della propria vita comunitaria, che fu un po'
pomposamente chiamata "Costituzione
Nazionale".
Proseguendo le persecuzioni , le potenze
europee iniziarono ad interessarsi al caso degli Armeni, esercitando delle
pressioni nei confronti della Turchia, il cui sultano Abdul-Hamid II° rispose aumentando
l'oppressione per cui si formarono dei comitati rivoluzionari armeni allo
scopo di combattere contro le persecuzioni turche ed ottenere uno statuto
d' autonomia per l'Armenia. Alle richieste armene fece seguito un
ulteriore irrigidimento del sultano che negli anni 1895-97 organizzò dei
massacri di massa nel corso dei quali furono uccisi circa 300.000
armeni.
La parte orientale dell' Armenia, che non era entrata a far
parte dell' Impero Turco, venne annessa alla Persia, che la dominò fino al
1828, anno in cui questa porzione di Armenia fu conquistata dalla Russia.
L' annessione all' Impero Russo dell'Armenia Orientale creò i presupposti
per lo sviluppo sociale e culturale di questa regione poiché gli Armeni,
non più sottoposti ad un regime di discriminazione, poterono progredire
nella pace e prosperità loro assicurata dall' Impero Russo.
IL GENOCIDIO
Parallelamente al declino
dell'Impero Ottomano, sul finire del 19° secolo iniziò a svilupparsi
presso i turchi un acceso movimento nazionalista, cosiddetto dei
"Giovani turchi" che diede
origine al partito "Unione e
Progresso" che si impadronì del potere nel 1908 e lo
mantenne per dieci anni.
Dopo un iniziale periodo di libertà e
democrazia, i "Giovani turchi" ripresero la stessa politica anti-armena
dei precedenti governi. In un pogrom organizzato ad Adana furono
massacrati 30.000 armeni.
Scopo principale del movimento nazionalista
turco era la creazione di un grande impero panturco che inglobasse tutte
le popolazioni turche, dal Mar Egeo ai confini della Cina. Gli armeni,
situati a mo' di cuneo fra i turchi dell'Anatolia e quelli del Caucaso,
costituivano un' isola non-turca in mezzo al grande mare delle popolazioni
turche. Erano perciò un ostacolo sulla via della realizzazione di questo
progetto e fu quindi stabilito di sterminarli onde poter creare la Grande
Turchia.
In un congresso segreto dei
"Giovani Turchi", tenutosi a Salonicco nel 1911, fu deciso di sopprimere
totalmente gli armeni residenti in Turchia. L'occasione
per realizzare questo piano di sterminio si presentò con lo scoppio del
primo conflitto mondiale allorquando le potenze europee, impegnate nella
guerra, non potevano interferire nelle faccende interne della
Turchia.
Inizialmente furono chiamati alle armi tutti gli armeni validi
che, dopo esser stati separati dai loro reparti, vennero uccisi. Furono
quindi arrestati ed in seguito uccisi tutti gli intellettuali, i
sacerdoti, i dirigenti politici . Nelle città e nei villaggi abitati da
armeni rimasero quindi solo donne, vecchi e bambini. Per loro venne
decretata la deportazione. Adducendo come pretesto la prossimità della
zona di guerra, vennero costretti ad abbandonare le loro abitazioni per
trasferirsi, così fu detto, in zone più sicure. Per strada le carovane dei
deportati venivano sistematicamente assalite da bande di malfattori, fatti
uscire appositamente dal carcere per costituire la cosiddetta
"Organizzazione Speciale" il cui compito era lo sterminio degli
armeni.
I mezzi usati per compiere questo sterminio furono di
un'inaudita ferocia e di un sadico accanimento contro le vittime. Chi
riusciva a sfuggire al massacro periva per la fame, la sete, le malattie e
gli stenti del lungo viaggio compiuto a piedi per centinaia di chilometri.
Perirono così circa 1.500.000 di persone: la
gran parte degli armeni di Turchia. Furono risparmiati
solo quelli residenti a Istanbul, e inizialmente anche a Smirne, perché
troppo vicini a sedi diplomatiche straniere.
In alcune zone gli armeni
si rifiutarono di sottostare all'ordine di deportazione ed opposero
resistenza ai reparti turchi, ma furono sopraffatti ed anch'essi
sterminati. Si salvarono solo gli abitanti di alcune province in
prossimità del confine russo, che si misero al riparo fuggendo oltre
frontiera o furono salvate dall'avanzata dell'esercito russo. Così pure
gli abitanti dei villaggi del Mussa
Dagh, in prossimità del mar Mediterraneo, che furono
tratti in salvo da alcune navi francesi.
Lungo il cammino, le carovane
di deportati venivano assalite e depredate. Gli uomini uccisi, le donne
seviziate e poi pure esse uccise o rapite. Molte di esse per non subire
questa fine preferirono suicidarsi; altre, per non lasciar soli i propri
bimbi, li uccisero col veleno, prima di togliersi la vita.
Dopo aver
percorso centinaia di chilometri sotto il sole, i sopravvissuti agli
stenti ed alle uccisioni del lungo viaggio, provati nel fisico e nella
mente, furono concentrati ad Aleppo e da lì trasferiti nel deserto siriano
a Deir el Zor, l'Auschwitz armena, ove furono trucidate
300.000 persone.
Particolarmente tragica fu la sorte dei bambini. Quasi
tutti videro rapire, seviziare ed uccidere i propri familiari. Rimasti
orfani, furono accuditi da parenti o compaesani , ma alla morte di questi
ultimi rimasero completamente abbandonati a se stessi. Molti morirono di
fame o per gli stenti e le malattie del lungo viaggio. Altri furono
uccisi,con sadica barbarie, per "non
perpetuare la razza armena". A Trebisonda centinaia di
essi furono posti su alcune barche; poi, portate al largo, le imbarcazioni
furono capovolte per farli affogare. A Deir el Zor furono caricati su
quaranta carri a cui fu dato fuoco ed i bambini furono arsi vivi.
Le
direttive del governo turco erano chiare: quelli più piccoli,che ancora
non avevano una precisa cognizione della propria origine etnica, furono
raccolti in appositi orfanotrofi ed allevati come turchi. Ma per i più
grandi non ci fu scampo. I più fortunati furono presi come servitori da
famiglie kurde che poi li costrinsero a convertirsi all'Islam. Alcuni di
quelli che riuscirono a giungere fino in Siria poterono rifugiarsi presso
famiglie arabe e così si salvarono.
Il piano di sterminio degli armeni
ebbe inizio il 24 aprile 1915
con l'arresto degli intellettuali armeni di Costantinopoli che furono poi
deportati e trucidati.
Le perdite per la cultura armena non furono
limitate soltanto alla letteratura, ma anche l'arte armena subì un
irreparabile danno. Molte chiese armene, autentici gioielli
dell'architettura medievale, durante il genocidio, e negli anni
successivi, furono intenzionalmente distrutte o lasciate alla mercé dei
vandali e dei ladri oppure trasformate in stalle, magazzini, fattorie. Nel
migliore dei casi divennero delle caserme o delle moschee.
Al termine
della prima guerra mondiale, in seguito alla sconfitta della Turchia,
cadde il regime dei "Giovani Turchi" ed il nuovo governo istituì -contro
voglia e per ingraziarsi le potenze europee vincitrici- una corte marziale
per giudicare i responsabili dello sterminio degli armeni. Fu giustiziato
un prefetto, ma molti fra i colpevoli, con il compiacente sostegno non
solo delle autorità turche, ma anche delle potenze vincitrici, poterono
fuggire o comunque vivere indisturbati. Poco dopo, e senza aver terminato
i propri lavori, anche la corte marziale fu sciolta. Solo alcuni fra i
principali organizzatori del genocidio armeno furono poi uccisi da parte
di giustizieri armeni. Non ci fu quindi una Norimberga per il genocidio
armeno che rimase così impunito.
Lo stato turco smise di perseguire i
responsabili , incamerò tutti i beni mobili ed
immobili appartenenti agli armeni e diede inizio alla mistificazione della
storia, prima non parlando mai dello sterminio degli armeni e, negli
ultimi decenni, negando apertamente l'avvenuto
genocidio.
Al termine della
prima guerra mondiale il genocidio armeno era già compiuto. Dei più di due
milioni di armeni abitanti nell'Impero Turco nel 1914, circa un milione e
mezzo era stato ucciso. In Turchia rimasero solo gli armeni di
Costantinopoli e di Smirne, non sottoposti a deportazione. Mentre in
Anatolia e nell'Armenia turca si aggiravano ancora alcune decine di
migliaia di armeni, sopravvissuti per vari motivi , spesso celando la
propria identità.
Con il disfacimento dell'Impero
Ottomano e la salita al potere di Kemal
Ataturk, una nuova tragedia si abbatté sugli armeni. Ci
furono nuovi massacri in Anatolia e ,nel 1922, la conquista di Smirne da
parte delle truppe kemaliste si tradusse in un nuovo bagno di sangue per i
greci e gli armeni residenti in quella città.
Ancora oggi dal deserto
della Siria affiorano moltissimi scheletri umani, sepolti sotto la sabbia
o nascosti in una grotta. Si tratta delle ossa degli armeni, morti per gli
stenti sotto il sole del deserto o bruciati vivi in una caverna. I loro
resti sono stati raccolti a Deir el Zor in una cappella dedicata ai
martiri.
In Armenia ed in varie località della Dispora sono stati
eretti dei monumenti in memoria delle innocenti vittime del genocidio.
Attorno ad essi gli armeni si raccolgono in preghiera il 24 aprile di ogni
anno, per ricordare anche agli altri, e non dimenticare. Fu in quel giorno
infatti che , nel 1915, furono arrestati gli intellettuali armeni di
Costantinopoli e condotti alla morte. Ed è in loro ricordo che il 24
aprile è divenuto la data-simbolo del genocidio armeno.
LA SITUAZIONE ATTUALE
Verso la fine della Prima
Guerra Mondiale la Turchia, approfittando della Rivoluzione Russa, attaccò
i territori armeni facenti parte della Russia, ma gli armeni riuscirono a
resistere e nel 1918
proclamarono una repubblica indipendente sul territorio dell'Armenia
orientale, già facente parte dell'Impero Russo. Poco dopo, però, la Russia
sovietica si accordò con la Turchia ed entrambe assalirono l'Armenia che,
sconfitta, dovette cedere una parte dei propri territori alla Turchia,
mentre la restante parte, nel 1920, divenne una repubblica sovietica che
poi entrò a far parte dell'URSS. Al termine della Prima Guerra Mondiale le
potenze vincitrici , con il Trattato di Sèvres
del 1920,avevano assegnato all'Armenia un ampio territorio
comprendente gran parte delle province armene della Turchia, ma tre anni
dopo, con il Trattato di
Losanna, per ingraziarsi la Turchia, si rimangiarono
quanto avevano concesso all'Armenia che si ridusse ad un lembo di
territorio pari ad un quinto del territorio concesso dal trattato di
Sèvres.
Poche centinaia di migliaia di armeni, già residenti in
Turchia, riuscirono a sopravvivere al genocidio e, per mettersi in salvo,
emigrarono in vari paesi, dando origine alla Diaspora. Così si formarono delle comunità
armene in Medio Oriente, nei Balcani, in Europa Occidentale, nelle
Americhe ed in Australia. Mentre gli armeni rimasti in patria seguirono le
sorti dell'Unione Sovietica. In Turchia rimasero solo gli armeni di
Istanbul, mentre nelle province interne i pochi sopravvissuti o dovettero
emigrare oppure celare la propria identità etnica.
Durante il periodo
sovietico l'Armenia fece dei grandi progressi nel campo dell'istruzione,
dell'economia e della cultura. Fu debellato l'analfabetismo, furono
costruite numerose fabbriche, specialmente chimiche; fu costruita una
centrale atomica e si diede un grande impulso alla produzione di energia
elettrica che venne anche esportata. Fu fondata un'università ed in
seguito l'Accademia delle Scienze che diedero un grande impulso alla
ricerca scientifica, particolarmente nell'ambito dell'astronomia, della
fisica e della matematica.
Nello stesso periodo l'Armenia subì il
regime di Stalin: furono
chiuse quasi tutte le chiese, i sacerdoti deportati od uccisi ed il
Patriarca stesso fu fatto assassinare. Accanto a ciò numerosi
intellettuali furono deportati in Siberia ove molti di essi
morirono.
Una regione posta ai confini orientali dell'Armenia
Sovietica, denominata Karabagh, fu staccata dall'Armenia
e, per volere di Stalin, unita all'Azerbaigian, nonostante che più del 90%
degli abitanti di questa regione fossero armeni.
L'Azerbaigian praticò una politica di pulizia etnica nel Karabagh ed a
nulla valsero le proteste degli armeni. Fino a che, nel 1988, questi
diedero inizio ad imponenti manifestazioni di piazza, sia in Armenia che
nel Karabagh, chiedendo l'unione di questa regione all'Armenia. Ma il
governo sovietico respinse le richieste armene, mentre in Azerbaigian
furono organizzati dei massacri di armeni. Il Karabagh fu assediato dalle
truppe sovietiche che non riuscirono a piegarlo. In seguito, con il crollo
dell'Unione Sovietica, l'Azerbaigian assalì a più riprese questa regione,
senza riuscire a conquistarla per cui nel 1991 allorquando l'Azerbaigian
divenne indipendente, il Karabagh si staccò da quest'ultimo e proclamò la
propria indipendenza che ha mantenuto sinora, sebbene non sia riconosciuta
internazionalmente.
Nello stesso anno anche l'Armenia divenne
indipendente ed iniziò una guerra fra il Karabagh e l'Azerbaigian che si
concluse con la vittoria del primo. Dal 1994 sul fronte vige un fragile
armistizio.
L'Armenia in seguito al crollo dell'Unione Sovietica subì
una grave crisi economica, avendo perso la gran parte dei propri mercati
per cui il paese rapidamente si é impoverito. Molti sono stati costretti
ad emigrare all'estero (particolarmente in Russia) per trovare lavoro;
altri, rimasti in patria, si sono ridotti alla miseria. A questa grave
situazione vanno aggiunte le conseguenze del terremoto del 1988 che ha
distrutto una vasta area nell'Armenia settentrionale. Inoltre la Turchia e
l'Azerbaigian hanno bloccato i confini con l'Armenia per cui non è
possibile il transito delle merci fra l'Armenia e questi due paesi. Per
questo motivo l'economia dell'Armenia è in una grave crisi: non si possono
importare materie prime per le fabbriche e non si possono esportare i
prodotti di queste; perciò molte fabbriche sono chiuse.
Ora, grazie
anche agli aiuti internazionali, pian piano l'Armenia si sta riprendendo,
ma resta ancora molto da fare per alleviare le condizioni della
popolazione.
In Armenia vivono attualmente circa tre milioni di
persone, quasi tutti armeni. Vi sono inoltre circa 30-40.000 curdi, alcune
migliaia di assiri e russi e poche centinaia di ebrei e greci. Mentre
nella diaspora vivono circa quattro milioni di armeni.
La capitale
dell'Armenia è Yerevan, che
conta più di un milione di abitanti. Altre città importanti sono
Ghiumrì e Vanadzor, nel nord.
L'attuale Repubblica
Armena ha un'estensione di circa 30.000 chilometri quadrati ed occupa un
territorio pari a circa un decimo di quello dell'Armenia storica che in
gran parte è stata inglobata nella Turchia, mentre porzioni minori di
territorio storicamente armeno fanno parte dell'Iran, dell'Azerbaigian e
della Georgia. Gli attuali confini della Repubblica Armena sono: a nord la
Georgia, a est l'Azerbaigian, a sud l'Iran e ad ovest la Turchia. Di
questi quattro paesi confinanti solo due intrattengono buoni rapporti con
l'Armenia: la Georgia e l'Iran.
La Repubblica Armena è una repubblica
presidenziale con un parlamento unicamerale eletto in gran parte con il
sistema maggioritario ed in minor parte con il proporzionale.
La lingua
ufficiale è l'armeno, ma è molto diffuso anche il russo. La popolazione
armena è di religione cristiana ed in gran parte appartiene alla Chiesa
Apostolica Armena. Vi sono minoranze di armeni cattolici e protestanti. Le
altre etnie presenti, seguono la loro religione.
La diaspora armena,
costituitasi principalmente in seguito al genocidio, è diffusa più o meno
in tutto il mondo. Le comunità armene più organizzate si trovano nel Medio
Oriente: Iran, Siria, Libano, in tutto circa 3-400.000 persone. In minor
numero vi sono armeni anche in Egitto, Israele, Giordania, Irak e paesi
del Golfo.In Turchia risiedono circa 80.000 armeni, concentrati
principalmente ad Istanbul; nelle province dell'interno risiede un numero
imprecisato di persone, superiore al milione, che essendo discendenti di
armeni convertiti all'Islam hanno perso, completamente o parzialmente, la
cognizione dell'etnia di appartenenza. In Europa la più grossa comunità,
circa 350-450.000 persone, si trova in Francia; mentre gli armeni
residenti in Grecia, Bulgaria, Germania ed Inghilterra ammontano a circa
dieci- ventimila persone in ciascuno di questi paesi. Comunità minori si
trovano in Italia, Austria, Svizzera, Romania, Polonia, Olanda, Belgio e
Svezia. La più grossa comunità armena delle Americhe si trova negli Stati
Uniti ove risiedono circa un milione di armeni, mentre dai trenta ai
cinquantamila sono gli armeni del Canada.
Nell'America Latina vi sono
armeni in Argentina, circa 70-80.000; in Brasile, circa 30.000; in
Uruguay, 10-20.000, ed in minor numero in Venezuela ed in Cile. Di
costituzione recente è la comunità armena dell'Australia, formata da
alcune decine di migliaia di persone.
Nei paesi dell'ex URSS gli armeni
sono molto numerosi: circa un milione e mezzo in Russia , dai tre ai
quattrocentomila in Georgia ed alcune decine di migliaia in Ucraina,
Kazakistan e repubbliche dell'Asia centrale; mentre alcune migliaia di
armeni risiedono nelle repubbliche baltiche.
Piccole gruppi di armeni
si trovano in vari altri paesi: Sud Africa, Etiopia, Sudan, India, Nuova
Zelanda ecc.
Non esistono statistiche ufficiali circa gli armeni della
diaspora perciò le cifre fornite a tale riguardo sono molto
approssimative. Inoltre, in seguito alla grave crisi economica in cui
versa l'Armenia, alcune centinaia di migliaia di persone sono emigrate per
stabilirsi, più o meno temporaneamente, nei paesi dell'ex URSS od in
Occidente. In conseguenza di questa ondata migratoria i dati statistici
riguardanti il numero degli armeni nei vari paesi sono stati ulteriormente
sconvolti rendendo ancora più difficile un calcolo
attendibile.
Sparpagliandosi nei vari continenti gli armeni, per
sopravvivere, si sono dedicati a varie attività lavorative: artigianato,
commercio, libere professioni, arte e scienza. Alcuni di loro sono emersi
raggiungendo notorietà internazionale. I registi cinematografici
Ruben Mamoulian, Henri Verneuil (Ashod Malakian) e
Adom Egoyan, il cantante
Charles Aznavour(ian), gli scrittori William Saroyan e
Micael Arlen(Dikran Kuyumgian),i pittori
Arshil Gorky (Vostanig Atoyan) e Carzou (Karnig Zouloumian), il cardinale
Gregorio Agagianian, il magnate del petrolio e
filantropo Calouste Gulbenkian, l'ex presidente dell'URSS
Anastas Mikoyan e suo fratello Ardem, creatore degli aerei da combattimento
"Mig", il compositore Aram Khaciaturian, l'ex governatore della
California George Deukmedjian, per citarne alcuni fra i più
noti.
LINGUA, LETTERATURA, ARTE
E TRADIZIONI
L'armeno è una lingua indoeuropea che
costituisce un ramo a sè stante nell'ambito di questo gruppo di lingue,
nessuna delle quali assomiglia all'armeno.
L'alfabeto armeno consta di
38 lettere ed è stato inventato all'inizio del V° secolo d.C. da un monaco
di nome Mesrob allo scopo di
poter tradurre in armeno i sacri testi cristiani. Il primo libro scritto
in armeno fu la traduzione della Bibbia che avvenne pochi anni dopo
l'invenzione dell'alfabeto. La versione della Bibbia fu fatta così bene
che gli studiosi la definirono "Regina delle
traduzioni".
Contemporaneamente alle versioni dei libri
sacri vennero scritti vari libri da autori armeni riguardanti la storia,
la filosofia e la religione cosicché il V° secolo fu molto ricco di opere
letterarie di vari scrittori, gli storici Eliseo, Mosè di Corene, Goriun,
Pavsdos, Lazzaro di Parbi; i filosofi e teologi Eznik e David l'Invitto,
tanto che questo fu definito "Il secolo d'oro della letteratura armena".
Gli scrittori dei secoli successivi furono autori di testi riguardanti
sia i temi trattati nel periodo precedente come pure , la matematica
(Anania di Shirag), la
medicina (Mekhitar di Her, Amirdovlat di
Amasia), il diritto (Mekhitar Gosh) e
la botanica. Fu molto ricca la poesia, di natura principalmente religiosa,
ma in seguito anche profana. E' del X secolo Gregorio di Narek, il maggiore poeta armeno
ed uno dei più grandi mistici della Cristianità. Dell' XI secolo è
S.Nerses Shnorhalì, poeta,
teologo e musicista. Nel Medio Evo vi fu una fioritura di poeti:
Khaciadur di Gheciaris, Arakel di Siunik,
Arakel di Baghesh; numerosi anche i trovatori:
Costantin e Hovhannes di Erzinga, Frig,
Hovhannhes di Tlguran, Grigoris di Ag(h)tamar ,Mgrdic(e) Naghash, Nahabed
Kuciag. La stagione aurea dei trovatori si concluse con
Sayat Novà, nel XVIII secolo. Accanto alla poesia
continuò a svilupparsi la storiografia, e la teologia ; in quest'ultimo
campo si distinsero Yessayì di Nic(e),
Hovannes di Vorodn, Grigor di Datev.
Alcuni degli autori del periodo classico sono stati
tradotti anche in italiano.
Poi , pian piano
sopraggiunse il declino, causato principalmente dal pesante regime
instaurato nell'Impero Ottomano e dalle continue guerre fra quest'ultimo e
la Persia.
Con il XIX secolo si assisté alla rinascita della
letteratura armena, con opere di poesia e narrativa. Fra i più grandi
scrittori di questo periodo e dei primi decenni del XX secolo sono da
ricordare Alishian, Bedros Turian, Mgrdic(e)
Beshigtashlian, Siamanto, Daniel Varujan, Missak Medzarentz,Ruben
Sevag,Vahan Tekeian,Hovhannes Tumanian, Avedik Issahaghian,Vahan
Derian, fra i poeti, ed inoltre il romanziere
Raffì, il principe della prosa
Ruben Zartarian, il cantore
delle sofferenze armene Avedis
Aharonian, i novellieri Arpiar
Arpiarian e Krikor
Zohrab, gli umoristi Hagop
Baronian e Yervant
Odian, i drammaturghi Gabriel
Sundukian e Levon
Shant, il romanziere Costan
Zarian, il critico e romanziere Hagop Oshagan. Fino a giungere ai giorni
nostri con uno stuolo di scrittori, sia in Armenia che nella diaspora,
tradotti anche in varie lingue. Fra i maggiori scrittori della diaspora i
poeti Zahrad, Zareh Khrakhuni,Vahè
Oshagan, Harut Gosdantian, Nigoghos
Sarafian, Mushegh Ishkhan, la poetessa
Vehanush Tekian, il
drammaturgo Arman Vartanian, i
romanzieri Aram Haigaz,
Shahan Shahnur, Vasken Shushanian,
Antranig Zarughian, Vahram Mavian,
Hagop Garabentz, l'umorista Nshan Beshigtashlian, i narratori della vita
di provincia Hagop Mentzurì,
Hamasdegh e Mgrdic(e) Margossian.
In Armenia, fra i maggiori scrittori contemporanei vanno ricordati i poeti
Yeghishè Ciarentz, Hovhannes Shiraz, Ghevorg
Emin e Baruir Sevag, il novelliere
Axel Baguntz, la poetessa
Silva Gabudighian, ed i
romanzieri Hracià Kociar,
Gurghen Mahari, Mgrdic(e)
Armen, Serò Khanzadian, Khacig
Dashdentz, Muscegh Galshoian, Hrand
Mateossian.
Ampia diffusione ha avuto in passato la
poesia popolare; in particolar modo quella della regione di Akn
(attualmente in Turchia), strettamente correlata ai canti dei
trovatori.
Nel campo dell'epica vanno annoverate alcune opere
strettamente connesse alla mitologia ed a episodi salienti della storia
armena pre-cristiana. Di un periodo successivo , e precisamente del Medio
Evo, è il più noto poema epico armeno, il "David di Sassun".
La lingua armena usata
nel Medio Evo viene anche definita "grabar" o lingua
dei libri; ora non è più parlata e viene usata solo nelle
funzioni religiose, mentre è stata scritta fino al XIX secolo .
Dal XIX
secolo si è diffuso l'uso anche nei libri della lingua del popolo che ora
è la corrente lingua letteraria. Essa si divide in due parlate:
orientale, in uso nell'Armenia ex sovietica ed in Iran; ed
occidentale che era in uso nell'Armenia turca ed ora è parlata
nella diaspora.
Nel campo delle arti l'Armenia è nota particolarmente
per la sua architettura il cui periodo d'oro va dal VI-VII secolo al
XII-XIII, con la costruzione di numerose chiese che, secondo gli studiosi
sono state le precorritrici dell'arte romanica in Occidente. La maggior
parte delle chiese armene è stata costruita con dei blocchi di tufo, rosa,
arancione o nero, poiché in Armenia vi sono vasti giacimenti di questa
pietra che, inoltre, conferisce caratteristiche antisismiche agli edifici
costruiti con essa. Molte di queste chiese sono state costruite in luoghi
difficilmente accessibili od appartati, per sfuggire alle distruzioni
causate dai vari invasori. Inoltre numerose chiese facevano parte di
complessi conventuali, con annessi seminari e biblioteche. In essi i
monaci, oltre alla preghiera, si dedicavano alla copiatura degli antichi
manoscritti che illustravano con bellissime miniature. Fra i gioielli
dell'architettura armena vanno ricordati la chiesa di S.Croce di Ag(h)tamar (attualmente in
Turchia), la cattedrale di Anì
(attualmente in Turchia , a ridosso del confine armeno), i complessi
monastici di Gandzasar,
Hag(h)bat e Sanahin, in
Armenia.
L'arte di miniare i codici fu molto diffusa in Armenia ed
ancor oggi in manoscritti vecchi di secoli si possono ammirare bellissime
illustrazioni che hanno mantenuto la vivacità dei colori senza aver subito
alcun restauro. Ciò si deve alla speciale tecnica di pittura ed all'uso di
particolari colori vegetali. Toros Roslin
e Sarkis Pidzag sono i più noti fra i
maestri miniaturisti del Medio Evo.
La produzione artistica armena è
stata pregevole anche in altri campi come la ceramica, l'oreficeria, i
merletti.
Nell'ambito della musica l'Armenia vanta un'antica
tradizione, legata principalmente alla liturgia ecclesiastica. Accanto ad
essa si è sviluppata una musica popolare e profana che è stata studiata e
trascritta all'inizio del XX secolo dal monaco Komitas.
Le tradizioni armene sono in
gran parte legate alla Chiesa ed alle varie feste religiose. In alcune di
queste tradizioni vi sono delle reminiscenze di antichi riti
pagani.
Molte di queste tradizioni stanno andando in disuso. Fra esse
una era legata all'Epifania che gli Armeni celebrano assieme al S.Natale
il 6 gennaio. Quel giorno veniva gettata una croce in un fiume ed i
giovani dovevano tuffarsi per recuperarla; chi riusciva a prenderla
diveniva una specie di "padrino" della festa.Ora invece la croce viene
posta in un catino d'acqua dal quale viene tirata fuori da parte di un
bambino.
Sono certamente delle reminiscenze di antichi usi pagani le
usanze di gettarsi dell'acqua il giorno della festa della trasfigurazione
di Cristo o di accendere un falò in occasione della ricorrenza della
presentazione di Gesù al tempio.
Un'altra tradizione riguarda la festa
dell'Assunzione, nel corso della quale viene benedetta l'uva che è vietato
mangiare prima di quella data.
Molto ricche sono le tradizioni legate
al rito del matrimonio. In quell'occasione vengono poste sulla testa degli
sposi delle ghirlande che anticamente erano delle corone per cui gli sposi
venivano anche chiamati "re" e "regina". Il compare d'anello aveva una
funzione molto importante e durante tutta la cerimonia doveva brandire una
spada; inoltre aveva il diritto-dovere di fare il padrino di battesimo per
tutti i figli di quella coppia di sposi.
Presso gli armeni era molto
sentito il culto dei defunti in onore dei quali ogni sabato sera veniva
acceso dell'incenso.
Anche presso gli Armeni, come negli altri popoli
d'Oriente, era diffuso il senso dell'ospitalità e della solidarietà fra
parenti ed amici.
LA CHIESA ARMENA
Il nome ufficiale della Chiesa
Armena è "Chiesa Apostolica
Armena" poichè il Cristianesimo fu introdotto per la prima
volta in Armenia dai due Apostoli Taddeo
e Bartolomeo, che lì furono
martirizzati.
Ma fu grazie alla predicazione di San Gregorio, detto "l' Illuminatore", che nel 301
d.C. il Cristianesimo divenne religione di stato in Armenia. Lo
stesso re armeno Tridate si convertì a questa religione e fece distruggere
tutti i templi pagani. Gli Armeni, così,
furono il primo popolo che accettò il Cristianesimo come religione di
stato.
A capo della Chiesa Armena c'è il "Katholikos (o Patriarca) di Tutti gli
Armeni" , la cui sede si trova a Ec(e)miazin, presso Yerevan.
Il
Katholikos viene eletto da un' assemblea, composta in gran parte da
laici (eletti in rappresentanza delle varie
diocesi), mentre una minoranza degli elettori è costituita da
ecclesiastici. Oltre al Katholikos di Tutti gli Armeni, nella Chiesa
Apostolica Armena vi sono altri tre patriarchi con una giurisdizione più
limitata: si tratta del Patriarca di Cilicia
degli Armeni, la cui attuale sede è a Beirut, ed i Patriarchi armeni di Gerusalemme e di
Turchia. Quest' ultimo ha la sua sede ad
Istanbul.
La Chiesa Apostolica Armena ha
preso parte ai primi tre concili ecumenici dopodiché, per motivi più
politici che religiosi, si è staccata dalle Chiese Cattolica ed
Ortodossa.
All'inizio del secolo scorso, in seguito
alla predicazione di missionari cattolici, un certo numero di fedeli si è
distaccato dalla Chiesa Apostolica Armena per costituire, una
Chiesa Cattolica Armena, con
un suo patriarca ed una propria gerarchia ecclesiastica obbediente a Roma.
Analogamente, sempre nel secolo scorso, dei missionari protestanti hanno
dato origine ad una Chiesa Armena
Protestante. Gli armeni cattolici e protestanti
costituiscono circa il 10-15 % degli armeni. La restante parte, che
costituisce la maggioranza, è formata da fedeli della Chiesa Apostolica
Armena che, dal nome di S.Gregorio l'Illuminatore è chiamata anche
Chiesa Armena Gregoriana, per
distinguerla dai Cattolici e dai Protestanti.
Le principali festività
della Chiesa Apostolica Armena sono cinque: il S. Natale, la Pasqua, la
Trasfigurazione di Cristo, l'Assunzione di Maria Vergine e la Liberazione
della Croce. Il S. Natale è celebrato il 6
gennaio, mentre la Pasqua si celebra assieme ai Cattolici.
Le altre tre feste ricorrono in luglio, agosto e settembre. Il calendario
liturgico armeno non contempla feste di santi ogni giorno; normalmente il
mercoledì ed il venerdì sono considerati giorni di astinenza da
determinati cibi.
Le differenze dottrinali fra la Chiesa Armena e
quelle Cattolica ed Ortodossa vertono su dettagli marginali. La Chiesa
Armena crede nella divinità e nell'umanità di Cristo, nella sua morte e
resurrezione, nella redenzione dell'umanità per mezzo di Gesù, crede nei
sette Sacramenti e nei santi.
La Chiesa Armena venera i santi della
Chiesa universale dei primi secoli cristiani; mentre i santi dei secoli
successivi sono solo armeni.
I ministri di culto della Chiesa Armena si
dividono in due categorie: sacerdoti
sposati, che hanno funzioni parrocchiali, ma non possono
salire ai gradi superiori della gerarchia, e sacerdoti celibi, che dovrebbero risiedere
nei conventi, ma attualmente hanno pure essi anche funzioni parrocchiali.
Fra questi ultimi vengono eletti i vescovi ed i patriarchi che devono
sempre essere celibi.
Fino ad alcuni decenni fa nella Chiesa Armena vi
erano ancora delle suore ; ora
sono quasi del tutto scomparse; mentre ve ne sono presso gli armeni
cattolici.
La S. Messa della Chiesa Armena dura circa due ore ed è
sempre solenne e cantata, poiché non esiste la Messa Bassa. Il sacerdote
celebrante è assistito da diaconi e chierichetti che di solito sono
persone adulte od anziane.La S. Messa armena è molto sfarzosa, com'è il
caso delle altre Chiese orientali ; tutta la cerimonia si basa sul rituale
di S.Basilio e di S.Giovanni Crisostomo, ma ha subito notevoli influssi
dalla Siria, dalla Cappadocia e da Roma. A tutto ciò si sono aggiunte
preghiere ed invocazioni di padri della Chiesa armena.
I sacramenti
della Cresima e della
Comunione vengono impartiti
assieme a quello del Battesimo; mentre la Confessione è collettiva.La somministrazione
dei tre sacramenti contemporaneamente è una reminiscenza del lungo periodo
in cui gli armeni erano sottoposti a continui massacri perciò si preferiva
che i neonati, nel caso fossero stati uccisi, avessero già ricevuto tre
sacramenti. Per il matrimonio, in certi casi, è ammesso il divorzio.
GLI ARMENI IN ITALIA
I primi contatti fra armeni ed
Italia sono avvenuti nel VI° secolo quando sono giunti in Italia dei
soldati armeni inviati dall'imperatore di Bisanzio. Anche nei secoli
successivi in Italia sono arrivati soldati e generali armeni, inquadrati
nell'esercito bizantino. Le loro sedi furono principalmente Ravenna, la
Sicilia, la Calabria e le Puglie.
Nei secoli seguenti sono giunti anche
dei monaci che hanno istituito dei monasteri a Roma, Firenze e
Genova.
I rapporti italo-armeni si intensificarono nel periodo delle
Crociate e del Regno Armeno di Cilicia che ebbe intensi rapporti
commerciali con l'Italia per cui molti mercanti armeni si stabilirono per
periodi più o meno lunghi in Italia ove, nel XIII e XIV secolo ebbero le
loro chiese in più di venti città italiane. In alcune di esse, come Roma,
Bologna e Venezia vi era più di una chiesa armena.
Nei secoli
successivi queste comunità armene pian piano vennero assimilate e nel
XVIII secolo vi erano comunità armene solo a Roma, Trieste , Livorno e
Venezia. Fra le varie città italiane sedi di comunità armene nei secoli
scorsi, Venezia è stata la più intimamente legata agli armeni.
I primi
contatti fra armeni e Venezia risalgono ai tempi dell'origine stessa della
città. Secondo una tradizione l'esarca bizantino di Ravenna, l'armeno
Nerses, fece costruire la
chiesa di S.Geminiano a
Venezia, ove sorge oggi l'Ala Napoleonica. Mentre fu sicuramente un altro
armeno, Isaccio, pure lui
esarca bizantino di Ravenna, a far costruire la prima cattedrale di Torcello. Nei secoli
successivi i rapporti armeno-veneti si intensificarono, particolarmente
durante il Regno Armeno di Cilicia, che concesse dei privilegi ai
veneziani. Con il proseguire degli scambi economici vari armeni si
stabilirono a Venezia,ove nel XIV secolo vi era un convento di frati
armeni, nel sestiere di Castello.Venezia ricambiò i privilegi ricevuti dal
Regno di Cilicia e nel XIII secolo il doge
Marco Ziani concesse agli armeni una casa. Nel XV secolo
fu invece costruita la chiesa di Santa
Croce, nei pressi di S.Salvador, nella calle delle
Lanterne, oggi "Calle dei
Armeni". Questa chiesa esiste
ancora ed è l'unica chiesa medievale armena d'Italia nella quale si svolge
la funzione religiosa in rito armeno. Mentre nell'isola di
S.Giorgio vi era, fino alla fine del XVI secolo un cimitero armeno.
Nei
secoli seguenti gli scambi commerciali fra Venezia e gli armeni si
infittirono, specialmente grazie ai mercanti armeni residenti in Persia ,
alcuni dei quali si stabilirono a Venezia. Fra essi furono famosi i
Sceriman, padroni di una grossa flotta commerciale. In quel periodo un
altro armeno, Anton Surian, fu
molto noto a Venezia perché trovò una medicina che guarì gli infettati
dall'epidemia di peste del 1575. Lo stesso Surian fu un valente ingegnere
che ripulì a fondo l'Arsenale e approntò le artiglierie durante la
battaglia di Lepanto.
Venezia era anche un importante centro culturale
per gli armeni ed in questa città fu stampato il primo libro in armeno,
nel 1512.
Nel XVIII secolo la comunità armena di Venezia cominciò a
declinare, ma nel 1715 giunse
a Venezia, sfuggendo alle persecuzioni turche, il monaco armeno
Mechitar assieme ad alcuni
confratelli. Due anni dopo la Serenissima gli concesse l'isola di S.Lazzaro ove fondò il monastero
tutt'oggi esistente. Li venne istituito un seminario, poi una biblioteca,
un museo ed una tipografia. Il convento di
S.Lazzaro divenne un importantissimo centro culturale
armeno; lì vennero pubblicati numerosi libri di storia, geografia,
letteratura e religione. Inoltre i monaci di S.Lazzaro aprirono numerose
scuole presso varie comunità armene. La più importante fra esse fu il
liceo Moorat Raphael, fondato
a Venezia nel 1836, grazie al
lascito di due ricchi armeni dell'India. In questa scuola come pure nelle
altre scuole fondate dai frati di S.Lazzaro vennero educati migliaia di
giovani armeni, fra essi vi furono molti dei protagonisti della rinascita
civile e culturale degli armeni. Perciò l'isola di S.Lazzaro ha svolto un
ruolo molto importante nella storia degli armeni.
L'isola di S.
Lazzaro, con la congregazione dei padri
armeni, detti Mechitaristi, esiste tuttora ed è
sede anche di un ricco museo, di una biblioteca e di una pinacoteca,
visitabili dal pubblico; mentre il liceo
Moorat Raphael oggi non è più in
funzione.
Molto importante è stata la comunità
armena di Roma ove, nel corso dei secoli, si sono recati numerosi
ecclesiastici e pellegrini armeni tant'è che per essi fu eretto un
apposito ospizio, detto di S:Biagio. Nel 1883 papa Leone XIII istituì un
collegio per chierici armeni, che è tuttora in funzione.
A Livorno pure
c'è stata una fiorente comunità armena con una propria chiesa, officiata
fino ai primi decenni del XX secolo. Sia a Livorno che a Roma nei secoli
passati sono stati pubblicati libri in armeno.
Attualmente la comunità
armena d'Italia conta poche migliaia di persone. Il nucleo principale si
trova a Milano, ove c'è la chiesa armena dei SS. Quaranta Martiri, la Casa Armena; in questa città operano alcune
associazioni armene. A Roma vi è una comunità meno numerosa nella quale
fanno spicco il Pontificio Collegio
Armeno, per la preparazione di ecclesiastici, e la
Congregazione delle Suore Armene
dell'Immacolata Concezione. A Venezia e Padova risiede
pure un certo numero di armeni, mentre singole persone o famiglie sono
sparpagliate un po' dovunque, lungo tutta la penisola.
Fra gli armeni
d'Italia che si sono particolarmente distinti per le loro attività vanno
ricordati Giacomo Ciamician,
professore di chimica all'Università di Bologna; Yervant e Michele Arslan (padre e figlio)
professori di Clinica Otorinolaringoiatrica all'Università di Padova; il
critico d'arte Vart Arslan
(figlio di Yervant); il neurologo Hrayr
Terzian, primo Rettore dell'Università di Verona; il
pittore Gregorio Sciltian; il
musicologo Angelo Efrikian; il
critico cinematografico e letterario Glauco
Viazzi (Yusik Ashrafian).
Grandi amici degli armeni
furono l'economista Luigi Luzzatti e papa Giovanni XXIII.