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Province Basche

1 INTRODUZIONE

Province Basche (basco Euskadi; spagnolo País Vasco; francese Provinces Basques), comunità autonoma della Spagna settentrionale, situata nella zona orientale del litorale cantabrico. È delimitata dal Golfo di Biscaglia a nord, dalle comunità autonome di Cantabria a ovest, di Castiglia-Léon e La Rioja a sud, di Navarra a est, e dalla Francia a nord-est.

L’origine del toponimo deriva, in castigliano, dai baschi, primi abitanti della regione. In lingua basca (euskera) la regione prende, oltre al nome di Euskadi, quello di Euskal Herria (Popolo basco).

2 TERRITORIO ED ECONOMIA

La Comunità autonoma comprende le province storiche di Álava (Araba), Guipúzcoa (Gipuzkoa) e Vizcaya (Bizkaia). La regione dei Paesi Baschi include storicamente anche tre piccole province situate a nord dei Pirenei – Labourd (Lapurdi), Soule (Zuberoa) e Basse-Navarre (Behe-Nafarroa) – appartenenti alla Francia.

Compreso tra i rilievi orientali dei Pirenei e le estremità occidentali della Cordigliera Cantabrica, il territorio della regione è prevalentemente montuoso. Le alte montagne e i rilievi delle sierre dell’entroterra sono delimitati a nord dalla stretta fascia costiera che accoglie le spiagge del golfo di Biscaglia. L’economia delle Province Basche è prevalentemente agricola, con coltivazioni di cereali, frutta e foraggi. Molto praticati la viticoltura, l’allevamento e la pesca. L’industria, soprattutto i settori metallurgico, tessile, meccanico e agroalimentare, è sviluppata nell’area di Bilbao.

Bilbao

Capoluogo della Comunità autonoma, che si estende su una superficie di 7.234 km², è Vitoria (Gasteiz); le maggiori città sono Bilbao e San Sebastián. La popolazione complessiva è di 2.100.441 abitanti (1999).

3 STORIA

Sulle origini dei baschi e della loro lingua vi sono notizie insufficienti. Secondo l’ipotesi più accreditata essi deriverebbero da antiche genti iberiche, forse entrate in contatto con popolazioni celtiche (Vedi anche Celtiberi). Dediti prevalentemente alla pastorizia, vennero sottomessi nel 58 a.C. dai romani, che non ne intaccarono l’organizzazione sociale e la lingua. Tra il V e il VII secolo i baschi si opposero alle invasioni germaniche e arabe, riuscendo a conservare il controllo del territorio; alcune tribù furono invece costrette a oltrepassare i Pirenei e a stabilirsi nella Francia sudorientale, dove diedero vita a una comunità basca autonoma.

A partire dal VII secolo i baschi ricaddero sotto l’autorità di piccole entità statali, tra le quali emersero il regno delle Asturie a ovest e quello di Navarra a est. In seguito la Castiglia estese il suo dominio sulla regione (conquistando Guipúzcoa nel 1200, Álava nel 1332, Vizcaya nel 1370, Navarra nel 1512), che continuò a godere per secoli di una notevole autonomia e di cospicui privilegi fiscali (i cosiddetti fueros). La revoca dell’autonomia disposta nel 1876 da Alfonso XII, come ritorsione al sostegno dato dai baschi ai carlisti, causò l’insorgere di un forte movimento nazionalista, nel cui ambito nacque nel 1894 il Partito nazionalista basco (PNV).

4 IL XX SECOLO

Grazie al contributo dato dai baschi alla nascita della repubblica spagnola (1931), nel 1936 la regione riconquistò uno statuto di autonomia, che venne tuttavia abolito l'anno successivo dai franchisti. Durante la guerra civile i nazionalisti baschi si divisero, ma ad allearsi con i franchisti fu solo una piccola parte, erede del movimento carlista; un'altra parte, molto più cospicua, sostenne la lotta del Fronte popolare. I baschi pagarono duramente la lealtà al governo costituzionale, prima con il bombardamento attuato dall’aviazione tedesca e italiana sulla città di Guernica, poi con una cruenta repressione franchista.

In reazione allo spiccato centralismo della dittatura franchista, nel 1959 tra gli ambienti più radicali del nazionalismo basco nacque una nuova organizzazione, l'ETA (Euzkadi Ta Azkatasuna, Patria basca e libertà), che con le sue parole d’ordine indipendentiste e le sue azioni armate contro lo stato spagnolo si impose soprattutto tra gli antifranchisti, erodendo il consenso del moderato PNV.

Dopo la caduta del regime franchista, la nuova Costituzione del 1978 diede vita alla Comunità autonoma delle Province Basche, che ottenne, insieme alla Galizia e alla Catalogna, uno statuto di “grande autonomia”, comprendente tra l’altro l’istituzione di un Parlamento e di un governo regionale, il riconoscimento ufficiale della lingua basca e il suo insegnamento nelle scuole. L’autonomia soddisfece però solo in parte le aspirazioni del nazionalismo basco ma, mentre il PNV e altre formazioni minori moderate scelsero una strada di dialogo con il governo centrale, l’ETA continuò a sostenere una posizione rigidamente separatista, intensificando la sua azione armata.

Baschi

Baschi Popolazione europea, discendente probabilmente da antiche genti iberiche. I baschi sono concentrati nel Nord della Spagna, in particolare nelle Province Basche e nella Navarra, e in un piccolo settore sudorientale dell’Aquitania, in Francia. Un importante tratto distintivo dei baschi è costituito dalla lingua, l’euskera, di origini probabilmente precedenti allo sviluppo delle lingue indoeuropee.

Nella storia basca non compaiono entità statali definite, ma le popolazioni della regione contrastarono efficacemente le invasioni succedutesi nella penisola iberica, riuscendo a salvaguardare, oltre che la lingua, la tradizionale organizzazione sociale basata sulla famiglia patriarcale e sui consigli. Convertitisi al cristianesimo tra il III e il IV secolo, nel X secolo furono sottoposti al dominio del regno di Navarra. Nell’ambito dello stato spagnolo godettero di privilegi politici e fiscali (fueros), che ogni re confermava giurando sotto il simbolo dei baschi, l’albero di Guernica. La revoca dell’autonomia, causata dal sostegno dato ai carlisti, portò alla fine del XIX secolo alla nascita di un forte movimento separatista e all’esplosione di un aspro conflitto con lo stato centrale, che avrebbe condizionato le successive vicende della regione, sia durante il franchismo, sia dopo il rispristino della democrazia.

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Basca, lingua
1 INTRODUZIONE

Basca, lingua Lingua parlata da circa un milione di baschi, nel nord della Spagna e nel dipartimento francese dei Pirenei Atlantici. Il suo nome in basco è euskara. Dopo la guerra civile spagnola (1936-1939), il regime di Francisco Franco soppresse l'uso del basco in Spagna, facendo bruciare pubblicamente i libri e vietando l'uso dei nomi baschi. Tale politica mutò negli anni Sessanta, quando il governo permise di celebrare riti religiosi e di diffondere programmi televisivi in basco. In seguito il ministero dell'Istruzione accettò programmi scolastici in basco nelle scuole. Nel 1980 fu eletto il primo Parlamento basco e la lingua euskara divenne ufficiale nelle province basche accanto allo spagnolo.

2 IPOTESI SULLE ORIGINI DELLA LINGUA

I linguisti cercano da tempo le origini di questa lingua, apparentemente isolata o senza parentele riconosciute; si è cercato di dimostrare un'affinità fra il basco e altre lingue quali l'iberico (un'antica lingua della Spagna orientale), il ligure (lingua antica dell'Italia nordoccidentale), o le lingue caucasiche della Georgia e della Russia, ma non esistono prove definitive per queste ipotesi. Certamente fu parlato nell'antica Aquitania, nella Guascogna e in Francia, ed è testimoniato in iscrizioni latine d'epoca romana, rinvenute nella Francia sudoccidentale. È in ogni caso l’unico idioma sopravvissuto in Europa dopo l’invasione dei popoli indoeuropei, non essendo certo affiliabile alle lingue di questa famiglia.

3 CARATTERISTICHE E TRADIZIONE SCRITTA

I principali dialetti sono guipúzco, biscaglino e navarrese in Spagna, laburdino e navarrese in Francia. Relativamente alla formazione delle parole, il basco è classificato come lingua agglutinante. Il numero dei suoni varia a seconda dei dialetti. Il lessico basco non ha termini originali per concetti astratti e nessuna parola per oggetti o strumenti moderni, per i quali ricorre a parole latine, francesi o spagnole, cui aggiunge una terminazione basca. La lingua scritta utilizza l'alfabeto latino, secondo l'ortografia francese o spagnola.

La letteratura basca è scarsa, anche se i documenti scritti sono fra i più antichi in assoluto. Il primo testo in basco, una raccolta di poemi religiosi e d'amore intitolata Linguae Vasconum primitivae, fu stampato nel 1545. Le più importanti opere in basco sono la traduzione del Nuovo Testamento (1571) e una raccolta di cronache religiose e militari del XVII secolo.

Separatismo basco
1 INTRODUZIONE

Separatismo basco Movimento nazionalista diffusosi nelle Province basche spagnole a partire dalla fine del XIX secolo, dopo la soppressione del regime di autonomia disposto nel 1876 dal re Alfonso XII per il sostegno dato dai baschi ai carlisti.

La successiva politica centralizzatrice del governo di Madrid, che impose ai baschi la lingua e gli amministratori castigliani, determinò lo sviluppo di un forte sentimento autonomista, culminato nel 1894 nella costituzione del Partito nazionalista basco (PNV), che concorse alla vittoria dei repubblicani alle elezioni spagnole del 1931. Nel 1936, con l’avvento al potere del Fronte popolare, fu istituito un governo autonomo dell’Euskadi (Patria basca), che fu sciolto dai nazionalisti di Franco nel 1937, in piena guerra civile.

2 LA NASCITA DELL’ETA

Una consistente ripresa del movimento si ebbe nel 1959 con la nascita dell’organizzazione separatista clandestina dell’ETA. Con la fine del regime franchista (1975) e il rispristino della democrazia (1979), le istanze autonomistiche dei baschi si convogliarono in diverse formazioni politiche legali. Solo l’ETA continuò a operare nella clandestinità con metodi terroristici, avvalendosi tuttavia di un braccio politico, Herri Batasuna (“Unità popolare”), presente con propri rappresentanti nel Parlamento regionale.

3 GLI ANNI DEL TERRORE

Negli anni Ottanta, alla violenza separatista il governo centrale, e soprattutto quello socialista di Felipe González, oppose una severa strategia repressiva, facendo anche ricorso a metodi illegali e a strutture militari segrete (Gruppi antiterroristi di liberazione, GAL), che si resero responsabili dell’eliminazione di vari militanti dell’ETA. Dalla seconda metà degli anni Novanta l’ETA lanciò una violenta campagna terroristica, che colpì molti membri dei partiti politici, oltre che magistrati, giornalisti, intellettuali, imprenditori, ritenuti di ostacolo all’affermazione di un disegno politico pienamente indipendentista.

Per fermare l’ondata di violenza e rilanciare il dialogo tra le forze politiche basche e tra queste e il governo centrale, nel 1998 il PNV (il maggior partito politico basco) e altre forze nazionaliste moderate tentarono, con il patto di Lizarra, di aprire un tavolo di trattative, ottenendo dall’ETA la proclamazione della tregua. L’iniziativa fece crescere le speranze di pace e la decisione dell’ETA venne premiata nelle elezioni regionali dello stesso anno con un significativo successo elettorale della lista Euskal Herritarrok (“Noi baschi”), nata da Herri Batasuna. Tuttavia il naufragio delle trattative (determinato soprattutto dall’intransigenza dell’ETA nel sostenere la richiesta dell’indipendenza) causò, alla fine del 1999, la rottura della tregua e il rilancio della strategia terroristica, che ha provocato dal 1968 più di ottocento vittime.

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ETA

ETA Sigla di Euzkadi Ta Azkatasuna (Patria basca e libertà), organizzazione separatista basca sorta nel 1959 con lo scopo di costituire in stato sovrano e indipendente le Province Basche della Spagna settentrionale. Nata negli ambienti più radicali del nazionalismo basco, determinati a rispondere al centralismo della dittatura di Franco con il ricorso alla lotta armata, dal 1966-67 l’ETA assunse connotati più rivoluzionari e anticapitalisti, e passò sotto la direzione di un’ala “militare” d'ispirazione marxista-leninista, composta in buona parte da espatriati in Francia. Più volte duramente colpita dalla repressione franchista, mise a segno clamorose azioni, tra cui, nel 1973, l’attentato contro il capo del governo spagnolo, l'ammiraglio Luis Carrero Blanco.

Dopo la caduta del regime franchista e le riforme costituzionali che nel 1979 concessero alle Province Basche un’ampia autonomia, l'ETA continuò a perseguire l’obbiettivo dell’indipendenza attraverso azioni terroristiche contro funzionari e istituzioni dello stato, intervenendo tuttavia nella vita politica basca attraverso un suo braccio politico legale, Herri Batasuna (“Unità popolare”), costituito nel 1978. Sebbene condannata dalla gran parte delle forze politiche basche, la strategia dell’ETA continuò a ricevere consensi negli ambienti nazionalisti, tra i quali erano ancora diffuse istanze separatiste.

Negli anni Ottanta lo stato spagnolo intensificò l’azione repressiva contro l’organizzazione terrorista, ricorrendo, sotto il governo socialista di Felipe González, anche a operazioni illegali; la scoperta dell’esistenza di uno squadrone di polizia segreto, nella prima metà degli anni Novanta, suscitò in Spagna un grave scandalo politico e fu tra le cause della successiva sconfitta elettorale del PSOE. Lo scandalo fornì anche il pretesto all’ETA per lanciare una pesante offensiva terroristica, che fu estesa a membri dei maggiori partiti politici nazionali (soprattutto popolari e socialisti), ma anche a intellettuali, giornalisti, imprenditori ritenuti complici del governo di Madrid.

Nel 1998 il Partito nazionalista basco (PNV) si fece promotore di un’iniziativa (patto di Lizarra) mirata ad aprire un tavolo di trattative tra le forze politiche basche e il governo centrale, ottenendo una sospensione dell’attività armata da parte dell’ETA. Nelle elezioni regionali dello stesso anno, la formazione succeduta a Herri Batasuna, Euskal Herritarrok (“Noi baschi”), ottenne una significativa affermazione, conquistando circa il 15% dei suffragi. L’anno successivo il tentativo di dialogo si arenò a causa dell’intransigenza della formazione separatista, che ruppe la tregua. Negli ultimi due anni la deriva terroristica ha causato un profondo isolamento dell’organizzazione separatista, che si è tradotto, nelle ultime elezioni regionali del 2001, in una secca sconfitta di Euskal Herritarrok, il cui consenso è dimezzato.