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Gassendi
Gassendi, Pierre
Gassendi, Pierre (Champtercier, Provenza 1592 - Parigi 1655), filosofo e scienziato
francese. Studiò presso le università di Avignone e di Aix, dove nel 1617 venne
nominato professore di filosofia; nel 1645 ottenne la cattedra di matematica al Collège
Royal di Parigi, da cui si dimise nel 1648.
Come filosofo, Gassendi divenne celebre innanzitutto per la sua opposizione alle teorie
di Aristotele e per il dibattito con il filosofo francese René Descartes sulla natura della
materia. Nel 1647 fu pubblicata la sua De vita et moribus Epicuri (Vita e costumi di
Epicuro), seguita due anni più tardi da altre due opere sul filosofo greco Epicuro. Si
ritiene che le teorie di Gassendi abbiano aperto la via alle teorie dell'empirismo
moderno, anticipando quelle del filosofo britannico John Locke e del filosofo francese
Etienne de Condillac; egli fu responsabile soprattutto del rinnovato interesse verso la
filosofia dell'epicureismo in epoca moderna. Il suo contributo scientifico riguardò
principalmente i campi dell'astronomia e della cartografia.
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Tra cristianesimo e epicureismo
- Ma parte una
tradizione
anti-cristiana e
anti-metafisica
Hobbes
Hobbes, Thomas
Hobbes, Thomas (Westport, Malmesbury 1588 - Hardwick 1679), filosofo e pensatore
politico inglese. Studiò all'Università di Oxford e nel 1608 divenne precettore di
William Cavendish; in seguito, si recò in Francia e in Italia con il suo allievo,
incontrando alcuni tra i più grandi scienziati e pensatori dell'epoca: Galileo, René
Descartes e Pierre Gassendi. Nel 1637, tornato in Inghilterra, si interessò alla disputa
costituzionale tra il re Carlo I e il Parlamento, cominciando a lavorare a un trattato in
difesa della prerogativa regia. Questo lavoro circolò privatamente già dal 1640 con il
titolo di Elementi di legge naturale e politica, ma venne pubblicato solo nel 1650.
Hobbes, temendo di venire arrestato per il suo scritto, fuggì a Parigi, dove rimase undici
anni in esilio volontario.
Nel 1642 completò Il cittadino, un'esposizione della sua teoria sul governo dello stato.
Dal 1646 al 1648 fu precettore di matematica del futuro re Carlo II, anch'egli in esilio a
Parigi. Nel 1651 apparve il suo capolavoro, il Leviatano, una vigorosa affermazione
della teoria contrattualista della sovranità. L'opera fu avversata dai sostenitori del
principe esiliato e destò i sospetti delle autorità francesi per l'attacco che portava al
papato; temendo questa volta di essere arrestato dai francesi, Hobbes tornò in Inghilterra.
Dal 1660 ebbe la protezione del suo ex allievo, quando questi venne incoronato; ma nel
1666 il re approvò una legge che includeva il Leviatano tra i libri da esaminare, in
quanto sospetti di ateismo. Ciò costrinse Hobbes a bruciare molti suoi scritti e a
rimandare la pubblicazione di tre opere: Behemoth, il Dialogo tra un filosofo e uno
studioso del diritto comune d'Inghilterra e una Storia ecclesiastica in versi. All'età di
84 anni scrisse un'autobiografia in distici latini, traducendo in inglese nei tre anni
seguenti l'Iliade e l'Odissea di Omero.
L'intera filosofia di Hobbes trova una trattazione sistematica negli Elementi di filosofia,
che risultano articolati in tre parti (scritte in periodi diversi): Il corpo (1655), L’uomo
(1658) e Il cittadino (1642), relativi rispettivamente alla filosofia della natura,
all'antropologia e alla filosofia politica.
Gli interpreti moderni hanno attirato l'attenzione sulla logica di Hobbes, alla cui base vi
è l'idea che "vero e falso sono attributi delle parole, non delle cose". Secondo tale
prospettiva (esposta sia nel Corpo sia nel Leviatano) il sapere consiste nella coerente
organizzazione logico-linguistica dei nomi che sono imposti convenzionalmente alle cose
(vedi Nominalismo): pertanto, il ragionamento non coglie una struttura dell'essere, ma
consiste interamente in un calcolo, ossia nella capacità di operare sui segni linguistici.
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L'INTERPRETAZIONE MATERIALISTICA DELLA REALTÀ
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La filosofia naturale di Hobbes si fonda su una prospettiva di carattere materialistico e
meccanicistico, in base alla quale tutta la realtà è corporea e va spiegata mediante i
concetti di materia, movimento, spazio e tempo. L'uomo non fa eccezione ed è anch'esso
interpretabile in termini materialistico-meccanicistici, non solo riguardo alla sua
anatomia e fisiologia, ma anche alle sue funzioni psichiche, che possono spiegarsi come
particolari tipi di moto e di reazione alle sollecitazioni corporee che vengono
dall'esterno. Ciò che giustifica questa concezione di Hobbes è soprattutto la possibilità di
assimilare ogni realtà naturale a un sistema meccanico e "artificiale" che, come tale, può
essere "ricostruito" – parte dopo parte – dalla nostra ragione.
Sulla realtà "artificiale" dello stato, nato da un contratto tra gli individui, si concentra
la
riflessione di Hobbes. Egli elaborò la sua dottrina politica ipotizzando un originario
"stato di natura" precedente l'istituzione della comunità politica. In questo stato naturale
gli uomini – dotati ciascuno di un diritto illimitato su tutte le cose – vivono in maniera
egoistica e insocievole, nella condizione di una "guerra di ogni uomo contro ogni altro".
La possibilità della sopravvivenza è a questo punto affidata a un contratto in base al
quale gli individui rinunciano a tutti i loro diritti in favore di un potere assoluto,
esercitato da un unico legislatore o sovrano che incarna l'autorità stessa dello stato e che
decide in maniera interamente libera sulle questioni sia secolari sia religiose. La
filosofia politica di Hobbes è da interpretare come un tentativo di porre un argine alle
lotte religiose e civili che insanguinavano l'Inghilterra del Seicento. In ogni caso, se
Hobbes teorizzò il potere assoluto del sovrano, egli intese dare a tale potere un'origine
umana e convenzionale, abbandonando la dottrina del diritto divino del re.
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- Visione meccanicistica
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Volontà?Interazione tra corpo e ambiente
fugge dal dolore e cerca ciò che dà piacere
- Non esiste il Bene e il Male in senso
assoluto
ciò avviene solo all'interno del soggetto
- Fine della tradizione ebreo-greca
fine della trascendenza
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