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 Valbelluna
  
 
VAL BELLUNA 
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La Val Belluna si presenta densamente punteggiata di insediamenti dislocati secondo quote altimetriche 
costanti, dove migliori sono le possibilità di fruizione 
delle risorse naturali, in modo da garantire un'ottimale utilizzazione del suolo a scopi agricoli, con 
tendenza a non utilizzare le quote più elevate difficilmente 
sfruttabili e il fondo valle, soggetto alle variazioni del Piave.  
Una modifica nella dislocazione degli insediamenti fu indotta viabilità di fondovalle di epoca napoleonica, 
che produsse uno sviluppo di insediamenti nuovi, 
tendenza rafforzata con il consolidamento di tale la costruzione della linea ferroviaria del 1886.  
Il territorio esaminato risulta abitato fin da epoche remote. Si citano ad esempio antiche testimonianze 
di frequentazione reperibili sul monte Avena, nei 
comuni di Fonzaso e Pedavena, dove è stata localizzata un'area per l'estrazione della selce, databile 
al Paleolitico medio (Musteriano), al Paleolitico 
superiore (Aurignaziano) e all'età eneolitica; tracce di insediamento databili all'età del bronzo recente 
si sono reperite a Sant'Anna di Pedecastello, in comune 
di Belluno, mentre a Mel, nell'area dell'asilo parrocchiale, è stata portata alla luce una necropoli 
paleoveneta a incinerazione.  
Non è certa la data di inizio del processo di romanizzazione del territorio preso in esame, prima che 
con i provvedimenti legislativi del 49-42 a. C. anche 
Belluno e Feltre divenissero municipi romani, con iscrizione di Belluno alla tribù Papiria e di Feltre 
alla tribù Menenia.  
Fra le fonti antiche che citano le due città si ricorda Plinio che inserisce Bellunum tra i Venetorum 
oppida e Feltre tra i Raetica oppida.  
Mentre per Belluno la presenza veneta e celtica in epoca preromana è documentata e dai rinvenimenti 
archeologici e dalla toponomastica prediale, l'area 
feltrina sembra presentare influssi retico-etruschi.  
Si presume che il municipio di Belluno comprendesse a sud ovest il territorio lungo il Piave fino al 
Cordevole, mentre è incerto se la zona a sinistra del Piave 
oltre il torrente Limana, con Lentiai, Mel e Trichiana appartenesse al municipio di Oderzo. 
 
 Il primo nucleo della città di Belluno, databile all'età del ferro, sorse nell'area di Caverzano, mentre 
l'abitato di epoca romana, che non è ancora stato oggetto 
di scavi regolari, si collocò nella zona attualmente occupata dalla città, estendendosi sulla penisoletta 
alluvionale delimitata dal Piave e dal torrente Ardo.
 
Di particolare interesse sono i rinvenimenti archeologici di Feltre (Feltria-Feltriae). La città romana, 
sviluppatasi in un'area a precedente facies culturale di 
tipo probabilmente retico, godeva di una favorevole ubicazione rispetto alle vie di collegamento (sorgeva 
infatti lungo il percorso della Claudia Augusta ed 
era collegata mediante un'altra strada a Belluno) e raggiunse una relativa floridezza economica, che 
mantenne fino alla crisi sopraggiunta in tarda età 
imperiale.  
Gli scavi archeologici testimoniano lo sviluppo della città romana, in particolare sul versante meridionale 
del colle, secondo un modulo insediativo a 
terrazzamenti. Importanti sono i rinvenimenti di piazza Duomo (tracce di frequentazione preromana, resti 
dell'insediamento romano e di età altomedioevale).  
Un notevole sviluppo del territorio preso in esame si ebbe in età romana, soprattutto dopo l'apertura 
della via Claudia Augusta che metteva in comunicazione 
l'Adriatico col Norico.  
La via, il cui percorso è stato oggetto di differenti ricostruzioni da parte degli studiosi, fu iniziata 
- come documentano le iscrizioni dei due cippi rinvenuti a 
Rablat (Merano) e a Cesiomaggiore - da Druso dopo la conquista avvenuta nel 15 a. C. delle regioni alpine 
e fu terminata da Claudio verso la metà del I 
sec. d. C.  
La strada incontrava a Cesiomaggiore la via Feltria-Bellunum.  
Del percorso Feltria-Bellunum restano tracce nei pressi di Cesiomaggiore, di Belluno, di Polpet e Longarone; 
esso è documentato inoltre da numerosi 
ritrovamenti di stele funerarie avvenuti a Casan, Catola, Safforze a nord est di Belluno e Castion, 
Castoi, Landris, Bribano, Setico, Limana, Trichiana, 
Zumelle a sud ovest della città.  
Gli scavi delle necropoli di Polpet hanno documentato l'intensa frequentazione della zona in età romana 
imperiale.  
La Val Belluna era infatti fornita di buone vie di comunicazione; oltre agli itinerari stradali sopra 
ricordati lo stesso Piave, col suo percorso, rappresenta fin da 
epoca antica un mezzo rapido di trasporto e come tale venne utilizzato anche dalla Serenissima per la 
fluitazione del legname proveniente dai boschi del 
Cadore.  
La Val Belluna merita di essere ricordata anche per la presenza di costruzioni difensive situate in 
posizioni strategiche lungo la sinistra del Piave, che 
dovevano costituire un limes difensivo longobardo-bizantino, anche se è presumibile che alcune di esse 
siano state impostate su fondazioni più antiche.  
Di tali costruzioni difensive rimangono quasi dovunque solo i ruderi, l'unica eccezione è costituita 
dal castello di Zumelle, ricostruito in varie epoche e 
restaurato intorno al 1960.  
Iniziando a percorrere la sinistra Piave da nord si può riscontrare una di tali strutture, i cui resti 
sono parzialmente in vista, a S. Giorgio di Soccher, in comune 
di Ponte nelle Alpi.  
Altri due siti fortificati sono situati in comune di Belluno, rispettivamente in località Sant'Anna 
di Pedecastello, dove sono state trovate anche testimonianze di 
una precedente frequentazione databile all'età del bronzo recente e in località Cor, dove, sulla sommità 
di un modesto colle, alle cui pendici restano tracce di 
cinte difensive, emergono resti affioranti di una struttura a pianta rettangolare, munita di torre, 
nei cui pressi si conserva una grande cisterna.  
Altre due costruzioni difensive erano ubicate rispettivamente a S. Pietro in Tuba, in comune di Limana 
e a Casteldardo, in comune di Trichiana.  
In comune di Mel, al già citato castello di Zumelle si contrapponeva a Castelvint un'altra fortificazione; 
in tale località, in particolare sono stati recuperati 
materiali archeologici risalenti al VI-VII secolo d. C., di grandissimo pregio e di eccezionale interesse.  
Da quanto Feltre e Belluno decisero di accettare nel 1404 la sottomissione a Venezia, per la valle iniziò 
un lungo periodo di pace e stabilità, interrotto solo 
dalle vicende belliche della lega di Cambrai del 1509.  
Con l'annessione a Venezia si aprono sbocchi commerciali molto più vasti per le produzioni locali (i 
panni feltrini, il ferro bellunese, il legname).  
Feltre, di cui nel 1420 si iniziò la costruzione di nuove mura, subì nel 1509 una completa distruzione 
durante la guerra di Cambrai e venne ricostruita a partire 
dal 1512; essa presenta ora un aspetto tipicamente cinquecentesco, con scarsissime sopravvivenze della 
città medioevale, Belluno invece conserva 
maggiormente, soprattutto nella cinta delle fortificazioni, l'impronta medioevale.  
Sotto il dominio della Serenissima, nell'ambito della ridefinizione del sistema fortificato, i numerosi 
castelli che punteggiavano la Val Belluna vennero abbattuti, 
con l'unica eccezione del già ricordato castello di Zumelle, che fu dato in concessione agli Zorzi nel 
1422.  
La villa veneta fa la sua comparsa nella Val Belluna a partire dal XVI secolo.  
Essa è, nella maggior parte dei casi, concepita più come residenza stabile del proprietario che come 
dimora di villeggiatura.  
Tipologicamente si presenta più modesta rispetto alle ville di altre aree del Veneto, ma di maggior 
pregio per ubicazione ambientale.  
Se si escludono Mel, che presenta un'altissima concentrazione di ville, Fonzaso e Cusighe, che ne vedono 
inserite non poche nel proprio tessuto urbano, la 
villa nella Val Belluna si presenta spesso in posizione isolata.  
Fra gli esempi più importanti si citano la villa vescovile, ora Gerenzani, posta a ovest di Belluno, 
sulla collina del Belvedere, la scenografica villa Rudio-Milanesi a Landris, la villa Sandi a Moldoi, 
la suggestiva villa Tauro di Centenere, la splendida villa Pasole-Berton a Pedavena e la cinquecentesca 
villa 
Tonello ad Arten.  
Per quanto riguarda le testimonianze dell'archeologia industriale, risulta molto nutrita la presenza 
dei manufatti che sfruttavano l'acqua come forza motrice, in 
particolare dei mulini.   
 
 
 
    
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    da Venezia a Mel | 
    prendere autostrada A27, uscita Belluno, seguire per sinistra Piave, Limana-Trichiana-Mel (ca 
    25 Km dall'uscita) |  
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    da Tr8ento a Mel | 
    prendere la Valsugana, uscita Feltre, procedere per Busche, svoltare a destra per Lentiai-Mel |  
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    dall'Austria a Mel | 
    dal Brennero per Trento (vedi sopra) o dalla Val Pusteria per Cortina-Belluno-sinistra Piave-Mel |  
 
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