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Ogm?

Organismi transgenici
Organismi transgenici Organismi geneticamente modificati (OGM), ossia organismi caratterizzati da un
patrimonio genetico (genoma) alterato rispetto a
quello tipico della propria specie, per l’introduzione artificiale di uno o più geni provenienti da
altri organismi.
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PRODUZIONE DI ORGANISMI TRANSGENICI
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Per ottenere organismi transgenici si utilizzano le tecniche dell’ingegneria genetica. Il frammento
di DNA in cui si trova il gene da inserire viene iniettato in una
cellula batterica, o in una cellula uovo (che verrà successivamente fecondata) o in un embrione. Per
potere essere attivo, il frammento di DNA deve essere
associato a un vettore d’espressione, ossia a un’altra porzione di DNA specifica che controlla le modalità
di espressione del gene da trasferire; ad esempio,
esso permette che il gene si esprima (cioè svolga la propria attività) soltanto in determinati tessuti.
Il DNA estraneo viene inoculato per microiniezione nella
cellula ricevente; dopo l’inoculazione, il nuovo gene si integra con il DNA di questa, e può di conseguenza
venire trasmesso a tutte le cellule che derivano per
successive mitosi dalla cellula ricevente.
Nel caso si utilizzino embrioni, i frammenti di DNA contenenti i geni possono essere anche inseriti
tramite un virus-vettore, ossia tramite un virus infettivo nel
quale, a sua volta, è stato inoculato il frammento di DNA. Si calcola che la percentuale di successo
di questa tecnica, che si traduce con il numero di
organismi transgenici vitali e nei quali i geni estranei sono funzionanti, sia dell’1%. Il controllo
dell’avvenuta integrazione del gene nel patrimonio genetico
dell’organismo ricevente può essere fatto prelevando da alcune cellule transgeniche campioni di DNA
ed esaminandoli, in genere mediante la tecnica nota
come reazione a catena della polimerasi (PCR).
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IMPIEGO DEGLI ORGANISMI TRANSGENICI
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Nella ricerca biologica e genetica, l’impiego di organismi transgenici è rilevante nell’ambito degli
studi sulla funzione di geni specifici; infatti, l’immissione di un
gene estraneo in un organismo determina l’insorgenza in questo di particolari caratteristiche (come
la resistenza a un erbicida o la capacità di sintetizzare una
data proteina) che, confrontate con quelle degli individui della stessa specie, permettono la comprensione
del ruolo di quel gene.
A scopo di ricerca, sono impiegati anche particolari tipi di organismi transgenici, i cosiddetti knock-out,
in cui un gene dell'organismo viene eliminato o
inattivato; alcuni topi così modificati, ad esempio, sono stati utilizzati per studiare il ruolo funzionale
di alcuni geni specifici nello sviluppo embrionale.
Disattivando in animali da laboratorio il gene corrispondente a un gene non funzionale nei pazienti
affetti da una particolare malattia, si possono creare modelli
utili a fini diagnostici e terapeutici.
3.1
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Animali produttori di farmaci
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Una delle principali applicazioni pratiche degli organismi transgenici è l’ottenimento di proteine ad
uso terapeutico, quali alcuni fattori di coagulazione da
somministrare ai pazienti emofiliaci. Prima della messa a punto della tecnica per la creazione di organismi
geneticamente modificati, l’estrazione di proteine
veniva eseguita da fluidi corporei animali, come sangue, plasma, urine, o tessuti; ciò non garantiva,
però, l’ottenimento di quantitativi sufficienti rispetto alle
necessità; inoltre, il procedimento non era immune dal rischio che le sostanze estratte fossero contaminate
da agenti patogeni. Inoltre, durante il processo di
estrazione potevano verificarsi modificazioni delle sostanze stesse, che ne determinavano l’inattivazione
e quindi, l’inefficacia. Dalla sintesi operata da
organismi transgenici e controllata dai geni estranei di cui essi sono portatori, si ricavano invece
quantità maggiori di sostanze e un elevato grado di sicurezza
di impiego. Alcune specie di mammiferi transgenici, ad esempio, producono latte con caratteristiche
particolari, come la presenza di lattoferrina per essere
più simili al latte umano. Inoltre, alcune sostanze ottenute in vitro da batteri modificati con le tecniche
dell’ingegneria genetica, sull’uomo non risultano efficaci,
se non vengono sottoposte a ulteriori modificazioni, che possono avvenire solo nell’organismo dei vertebrati;
l’impiego di organismi transgenici permette
allora di ottenere composti efficaci.
3.2
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Animali donatori di organi?
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Una delle prospettive che appaiono di maggior interesse è l’impiego di animali transgenici come possibili
donatori di organi, per l’esecuzione dei cosiddetti
xerotrapianti: gli animali possono essere modificati geneticamente in modo che i loro tessuti presentino
sulla superficie proteine analoghe a quelle umane
(organi umanizzati), che potrebbero venire facilmente “accettate” dal sistema immunitario umano limitando
così il rischio di rigetto dell’organo trapiantato. Per
tale applicazione, molti studiosi ritengono che i suini potrebbero risultare particolarmente adatti,
perché possiedono caratteristiche anatomiche che li rendono
sovrapponibili a quelli umani.
3.3
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Piante e animali resistenti
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In campo agronomico, la tecnica della modificazione genetica ha permesso di creare vegetali transgenici
dotati di particolari caratteristiche di resistenza agli
erbicidi. Ciò sembra essere particolarmente utile nelle colture intensive, quali quelle di mais o di
soia, in cui l’uso di diserbanti per eliminare le specie infestanti
in passato rischiava di distruggere anche le specie coltivate. Sono state ottenute anche piante resistenti
a patologie responsabili di gravi danni alle colture,
come il tabacco transgenico, resistente al virus del mosaico. Inoltre, sono stati ottenuti animali con
carni meno grasse, in particolare suini, e resistenti a
determinate malattie, come polli transgenici resistenti a una particolare forma leucemica, la leucosi
aviaria.
I primi organismi transgenici ottenuti furono batteri; la tecnica fu estesa quindi a colture in vitro
di cellule di mammiferi, molte delle quali, però, non riuscivano
a sopravvivere per lunghi periodi di tempo. Il passo successivo fu quello di inoculare geni estranei
entro embrioni, in modo da ottenere interi organismi
transgenici. Il primo successo fu quello dei biologi statunitensi Ralph L. Brinster e Richard Palmiter
che, nel 1982, introdussero il gene dell’ormone della
crescita prelevato da un ratto in embrioni di topo, e ottennero topi di dimensioni analoghe a quelle
dei ratti, denominati super-topi. La crescente
sperimentazione sugli organismi transgenici e la conseguente necessità di una regolamentazione ha portato
a una prima Direttiva della CEE (90/220), recepita
con il Decreto Legislativo 92/93, e al Regolamento CEE del 27/1/97 (97/258). In tali normative, in particolare,
si evidenzia come, per garantire la sicurezza
dei prodotti alimentari derivanti da OGM, vi sia l’obbligo di preparare il prodotto stesso seguendo
le procedure industriali e gli adempimenti tecnico-burocratici codificati, di effettuare il confezionamento
e l’etichettatura in modo che siano chiaramente indicati gli ingredienti derivanti da OGM (quali mais
o
soia transgenici), le caratteristiche del prodotto che possono avere effetti sulla salute e le tecniche
impiegate per ottenerlo, se il nuovo alimento ha
caratteristiche tali da non essere più equivalente a quello esistente.
Recenti disposizioni sono quelle contenute nella “Direttiva sulla protezione giuridica delle invenzioni
biotecnologiche”, approvata dal Parlamento europeo il
22/5/98, in base alla quale viene autorizzata la possibilità di brevettare organismi, parti di essi
o singoli geni; tale normativa ha però suscitato vivaci polemiche
in diversi ambiti, politici e sociali, nella comunità scientifica, in gruppi di tutela dei consumatori,
in alcune associazioni mediche, ecologiste e antivivisezioniste,
e altri. La materia, dunque, appare ancora controversa da un punto di vista giuridico, e dovrà essere
ulteriormente regolamentata e precisata.
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UNA QUESTIONE CONTROVERSA
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L’impiego di organismi geneticamente modificati è uno dei più dibattuti temi della bioetica. Infatti,
già da tempo la creazione di nuove cultivar vegetali o di
microrganismi modificati può essere siglata da brevetto; la possibilità di estendere questa pratica
anche a organismi più complessi, e ai procedimenti
industriali che ne permettono l’ottenimento, suscita attualmente atteggiamenti diversi: da un lato entusiasmo,
per le nuove prospettive economiche e
scientifiche che potrebbero derivarne; dall’altro, preoccupazione, per tutte le implicazioni, soprattutto
etiche e sociali. Si ritiene che la questione dell’impiego
delle specie transgeniche non debba limitarsi a un’analisi dei costi e dei benefici economici, e che
le attuali leggi sui brevetti, relative a strumentazioni, non
possano essere semplicemente estese a organismi viventi. Sono inoltre oggetto di discussione le possibili
conseguenze sulla biodiversità e sugli equilibri degli
ecosistemi dell’immissione nell’ambiente di organismi modificati, con caratteri che potrebbero venire
trasmessi alla discendenza; inoltre, suscitano perplessità
i possibili effetti a lungo termine sulla salute umana del consumo di prodotti derivanti da organismi
geneticamente modificati.
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tratto anche da appunti degli alunni dell'Ipssar Dolomieu di Longarone (BL) e del Beltrame di Vittorio Veneto (TV)
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