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Reuwich: Veduta di Venezia
La xilografia del XV secolo dell’incisore tedesco Erhard Reuwich (circa 1460-1490), conservata al Musée Carnavalet di Parigi e tratta dalla Peregrinatio in Terram Sanctam di Bernhard von Breydenbach (circa 1440-1497), ha come oggetto una veduta della città di Venezia: sulla riva degli Schiavoni, alla quale sono attraccate gondole e imbarcazioni a remi, sono riconoscibili il campanile di San Marco, il Palazzo Ducale (con alle spalle le cupole della Basilica) e il Ponte dei sospiri. Nel Quattrocento la Repubblica di Venezia era al culmine del suo splendore e al massimo della sua importanza come potenza marinara e commerciale



Repubblica di Venezia
1 INTRODUZIONE

Repubblica di Venezia Formazione statale di durata millenaria, che al momento della sua massima espansione controllava il Veneto, il Friuli, le province orientali della Lombardia, l'Istria, le coste della Dalmazia, diverse isole dell'Egeo e del Mediterraneo orientale, e deteneva il primato commerciale negli scambi tra Europa e Asia.

2 L'IMPERO SUL MARE

Le origini della Repubblica di Venezia, detta anche la Serenissima, risalgono al periodo dell'invasione longobarda (568 d.C.) e alla successiva dominazione dei bizantini, che istituirono la carica di doge, capo dell'amministrazione civile delle isole maggiori della laguna. Non appena acquisita l'autonomia da Bisanzio (VIII secolo), Venezia dovette fronteggiare la minaccia delle continue scorrerie dei pirati saraceni e degli slavi. Con una serie di fortunate spedizioni militari i veneziani riuscirono a stabilirsi sulle coste istriane e dalmate, in particolare a Zara. Fu l'inizio di una spinta espansionistica che assunse dimensioni ben più ampie dopo l'anno Mille, allorché i mercanti veneziani ottennero dagli imperatori bizantini importanti privilegi commerciali.

2.1 L'ascesa di Venezia a potenza marinara

Nel corso del XIII secolo Venezia si affermò e si consolidò come autentica dominatrice commerciale sulle rotte del Mediterraneo e negli scambi con l'Oriente. Il segno della sua forza si rese palese nel corso della quarta crociata (1202-1204), che per l'abilità del doge Enrico Dandolo fu deviata dall'obiettivo originario, Gerusalemme, e rivolta contro Costantinopoli. Venezia conseguì il possesso di tutte le isole e delle località marittime commercialmente più importanti dell'impero bizantino. Con la creazione di una rete di porti che le garantivano appoggio nel commercio con il Levante e con il controllo di Corfù (1207) e Creta (1209), basi navali poste di fronte al mondo islamico, Venezia organizzò il suo "stato di mare". Ciò provocò l'ostilità di genovesi e pisani: in vari scontri navali le tre Repubbliche marinare si contesero il controllo dei traffici con Bisanzio.

Successivamente Venezia si rivolse alla Siria e all'Egitto, punti terminali dei flussi mercantili che provenivano dall'interno dell'Africa, dall'India e dall'Estremo Oriente. I mercanti veneziani operarono anche nell'Europa settentrionale, dove aprirono filiali delle loro imprese nei centri economici più vitali, come Bruges, Anversa e Southampton.

3 I DOMINI DI TERRA
3.1 L'espansione in terraferma

Il Quattrocento rappresentò il secolo della massima potenza della Repubblica. Con la conquista di Cefalonia (1413) e di Cipro (1490) fu rilanciato il commercio veneziano nell'Adriatico e nel Levante. Nella prima metà del secolo, anche per effetto della minaccia portata dagli ottomani sul mare, Venezia avviò l'espansione nella terraferma, con l'acquisizione definitiva della Dalmazia, del Friuli, del Veneto e nel 1433 della Lombardia orientale (Bergamo e Brescia). Nella seconda metà del secolo si impossessò del Polesine e di alcuni porti delle Puglie. Nel 1498 la Repubblica di San Marco strinse un accordo con il re di Francia Carlo VIII che le assicurava Cremona e la regione della Ghiara d'Adda in cambio dell'appoggio alla spedizione francese per la conquista del Regno di Napoli.

3.2 Lo scontro con il papato

Nel 1503 la Serenissima si insediò nelle città di Rimini e Faenza, scatenando la reazione del papa Giulio II, il quale organizzò una lega europea antiveneziana, composta da Austria, Francia e Spagna (Lega di Cambrai, 1508). Con la disfatta subita nella battaglia di Agnadello del 1509, la Repubblica corse il rischio di essere smembrata. Ma il peso militare e diplomatico che poté mettere in campo le consentì di mantenere integri i propri territori, tanto più che il rivolgimento di alleanze (accordo con la Francia contro gli svizzeri che avevano occupato Milano) giocò a suo favore.

4 LE GUERRE CONTRO I TURCHI

Nel frattempo aveva dovuto fare i conti con l'avanzata ottomana nel Mediterraneo, che le era costata nel 1479 la perdita di alcuni porti e isole in Oriente e in Albania (vedi Guerre turco-veneziane). Alla difesa del mondo cristiano diede un contributo essenziale nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), nella quale oltre la metà della flotta europea era composta di naviglio veneziano. Ciononostante Cipro, presa dai turchi, non venne più recuperata; la sua perdita fu compensata con la valorizzazione di Creta (allora chiamata Candia), ma alla fine del XVII secolo, dopo un lungo conflitto con i turchi, Venezia dovette rinunciare anche a quest'isola (vedi Guerra di Candia).

5 LO STATO

Le strutture portanti dell'edificio statale veneziano rimasero pressoché intatte dal XIII secolo al 1797, anno in cui la Repubblica cessò di esistere. Tra gli organi di governo e la società si cementò nei secoli una forte omogeneità di valori, che si tradusse in un rapporto di lealtà tra i ceti e la direzione politica della città. Sin dal XII secolo ai vertici cittadini si era insediata un'aristocrazia di origine mercantile, aperta a continui ricambi di uomini. L'amministrazione era divisa in molteplici commissioni e consigli, tra cui spiccavano il Maggior Consiglio, il Senato, la Quarantia, il Consiglio ducale.

Su questo scenario di repubblica aristocratica aperta, gli impegni militari assunti per la difesa dell'impero marittimo imposero una svolta istituzionale. Tale mutamento iniziò con la serrata del 1297, l'atto con cui l'aristocrazia veneziana impedì l'accesso nei propri ranghi a uomini nuovi e definì la composizione del Maggior Consiglio, cui spettava l'elezione del doge, accanto a importanti funzioni legislative. Il doge non operò mai come capo supremo e assoluto, neppure nei momenti di maggiore esposizione della Repubblica alle minacce esterne: la carica rimase elettiva e fu sempre affiancata da altre magistrature di governo.

Al Senato, uno degli organismi di maggior prestigio, responsabile della politica estera, toccava il compito di tutelare e favorire i profitti dei mercanti veneziani. Lo componevano sessanta membri, incaricati di preparare i decreti relativi al commercio, all'invio di ambasciatori e ai movimenti delle flotte militare e mercantile. Nel corso dell'età moderna il Senato divenne l'istituzione centrale della Repubblica, accanto ai tre consigli (Savi grandi, Savi di terraferma, Savi degli ordini) che affiancavano il doge.

6 LA CRISI

Nella prima età moderna la Repubblica difese la propria indipendenza dai tentativi della Chiesa di Roma di imporre il tribunale dell'Inquisizione e si organizzò come luogo di libertà intellettuale, cui contribuirono la locale industria tipografica e l'Università di Padova, il prestigioso ateneo dove affluivano studenti da tutta Europa. Nel 1606 un grave conflitto con Roma per cause di ordine giuridico indusse il papa a scagliare l'interdetto per la Repubblica; ma la difesa intransigente dei propri diritti permise a Venezia di concludere la questione con una soluzione onorevole. In quella circostanza fu importante l'appoggio teorico fornito a Venezia dallo storico Paolo Sarpi.

A quel tempo la Repubblica subì i contraccolpi della crisi provocata dallo spostamento dei traffici dal Mediterraneo all'Atlantico e dal predominio delle flotte inglese e olandese. Nella crisi venne meno la coesione politica dell'aristocrazia e insorsero conflitti istituzionali e contrasti tra la capitale e le province del Veneto, che si sentivano penalizzate dal predominio del patriziato veneziano.

Nel Settecento la repubblica visse la dicotomia tra un'intensa apertura culturale ai temi di punta della cultura europea e le scelte politiche, improntate a estrema cautela e tutt'al più capaci di un moderato riformismo. Questo si manifestò nella cauta liberalizzazione che fu adottata per rilanciare la produzione artigianale e manifatturiera, progressivamente svincolata dalla tutela delle corporazioni. Inoltre la Repubblica di San Marco rinnovò la sua tradizione anticuriale, che si trasformò in denuncia contro il clero regolare, le cui esorbitanti ricchezze, il numero giudicato eccessivo dei suoi membri, le monacazioni coatte, l'inutilità di molti conventi furono oggetto di una vivace polemica lanciata dai giornali.

Il Senato tentò di concretizzare la polemica antiecclesiastica in provvedimenti di riforma, istituendo un apposito organismo che doveva tutelare gli interessi della Repubblica nei confronti della Chiesa. Tra il 1767 e il 1774 fu deliberata la riduzione dei conventi, delle manimorte e delle monacazioni. Intanto diverse spinte per il rinnovamento delle strutture istituzionali mossero alcuni esponenti dell'aristocrazia, portavoce dei settori più deboli del patriziato, i quali proposero a più riprese una serie di correzioni costituzionali, ma senza riuscire a vederle realizzate.

Il declino politico della Serenissima si accentuò alla fine del Settecento: nel 1797 il trattato di Campoformio, l'atto con cui Napoleone cedeva i territori della Repubblica all'Austria, ne sancì la definitiva scomparsa.

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